Cronaca
Querelle sulle pale eoliche
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23 Dic 2013
- Ultima modifica il Mercoledì, 23 Aprile 2014 15:31
- Pubblicato Domenica, 22 Dicembre 2013 23:00
- Scritto da la redazione
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In questi giorni è apparso un articolo sulla Gazzetta del Mezzzogiorno il cui titolo ”Puglia, la cultura del no nemica dello sviluppo” preannuncia il classico attacco a chi dice sempre no nei confronti di progetti e infrastrutture.
La cartina al tornasole di un approccio cosi poco oggettivo fanno notare alla LIPU - emerge chiaramente quando si tira in ballo l’esempio delle centrali eoliche, non a caso definite disneyanamente parchi.
Non riesce a notare che, semmai, che si sta dicendo BASTA, per salvare il salvabile, dopo migliaia di torri eoliche disseminate e totalizzanti su vasta scala, e che perfino aree apparentemente scampate all’aggressione sono IPOTECATE da innumerevoli procedimenti autorizzativi. Tutto a danno del più grande patrimonio che mai nessuno potrebbe replicare all’estero: il territorio.
Il NO è stato impedito perfino di pensarlo, grazie a un decennio di silenzio mediatico e disinformazione, all’insegna della sottocultura delle rinnovabili senza se e senza ma.
Altro che un progetto eolico (UNO !!!!), non emerge alcuna considerazione oggettiva di quali siano i termini di paragone con il Sud martoriato, nè valutazioni sociologiche ma anche energetiche e di convenienza economica..
Si fa finta di dimenticare che la Vestas di Taranto non può basare certo la sua ragione di esistere sul mercato italiano ed è in crisi per la concorrenza di altre società nel mondo e in Puglia, Basilicata e tutto il povero Mezzogiorno trafitto da piantagioni eoliche: Enercon, Nordex, Repower, Gamesa, Sinovel!
Le società eoliche non possono costruire pale all’infinito e quelle che lo stanno facendo, stanno spostando le produzioni all’estero. Ne più nè meno come altre società. Ironia della sorte, anche per i costi più elevati dell’energia, determinati dai mega incentivi che hanno irrorato le rinnovabili.
In realtà i nemici, conclude la LIPU, sono quella classe politica e amministrativa che per decenni ha permesso che si spolpasse il territorio e ancora oggi concepisce investimenti distorti, opere smisurate e leggi permissive ma incoerenti e generatrici di contenziosi e vertenze. Il tutto in cambio di consenso artificiale, degrado e dispendi finanziari (e minor lotta ai gas serra, volendo rimanere in tema energetico).
L’ncreti di analisi serie. Su tante opere, e su quelle energetiche in particolare, questi presupposti sono stati assenti.
LIPU Puglia-Basilicata, 21.12.2013
Quello che vorremmo fosse il Natale di tutti
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21 Dic 2013
- Ultima modifica il Mercoledì, 23 Aprile 2014 15:31
- Pubblicato Venerdì, 20 Dicembre 2013 23:00
- Scritto da la redazione
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Betlemme è una piccola cittadina della Palestina, a circa 770 metri di altezza sopra il livello del Mediterraneo. Il suo nome in ebraico, significa “città del pane”. «Ecco – scrive Dom Guéranger – perché il Pane vivo disceso dal cielo (Gv 6, 41) l’ha scelta per manifestarvisi. I nostri padri hanno mangiato la manna del deserto e sono morti (ivi 6, 49); ma ecco il Salvatore del mondo che viene a sostenere la vita del genere umano per mezzo della sua carne che è veramente cibo (ivi 6, 56)». Il profeta Michea aveva annunciato che in questa città della tribù di Giuda sarebbe nato il Salvatore del mondo (5, 2 segg.). E Isaia aveva profetato: «Dal tronco di Isai, cioè dalla famiglia di Davide, un giorno spunterà un germoglio e dalla sua radice fiorirà un virgulto, ed in quel giorno la radice di Isai sarà qual vessillo ai popoli» (Isaia 11, 1-10). All’epoca della nascita di Gesù, in Palestina, soggetta a Roma, regnava Erode, ma con un’autorità limitata. Vero sovrano era l’Imperatore Ottaviano Augusto, all’apice della sua potenza e del suo prestigio. Quando Augusto stabilì un censimento per l’Impero, san Luca attesta che «tutti andavano a farsi registrare ciascuno nella propria città» (Lc 2,3) e siccome Giuseppe era «della casa e della famiglia di Davide, ascese nella Giudea alla città di Davide, che si chiama Betlemme» (Lc 2, 4). Giuseppe rispettava la legge costituita, anche se mai l’avrebbe anteposta alla legge divina. Quando gli giunse la notizia del censimento non ebbe dubbi sul suo dovere di recarsi nella città natale di Betlemme e di farsi accompagnare nel viaggio, come racconta san Luca, da «Maria sua sposa, la quale era incinta» (Lc 2, 5). San Luca usa il termine “ascese” perché il viaggio per raggiungere Betlemme era lungo e faticoso, specialmente d’inverno, durante la stagione delle piogge. Da Nazareth a Betlemme, si trattava di quattro giorni di cammino, per percorrere 130 chilometri, su una strada montuosa. Un viaggio che Giuseppe fece a piedi con Maria, con l’aiuto di un asinello su cui erano caricati i loro bagagli. Maria era arrivata al nono mese della sua gravidanza e c’era il rischio di mettere a repentaglio la vita stessa del Figlio Divino. La ragione dell’audace decisione è l’abbandono alla Providenza che sembra caratterizzò la vita di Maria e di Giuseppe. I due sposi non potevano separarsi mentre stava per adempiersi il mistero della Natività. Giuseppe obbedì alla legge dell’Impero e Maria non volle lasciare il padre putativo di Gesù in un momento in cui si avvicinava la nascita del Bambino. Si abbandonarono consapevolmente alla Divina Provvidenza, ma strumento inconsapevole della Divina Provvidenza fu l’Imperatore che fece muovere milioni di uomini, in tutto l’Impero, a servizio di Maria, di Giuseppe e di Gesù, che doveva nascere dove il profeta Michea aveva annunciato: nella città di Betlemme. Quando Giuseppe e Maria giunsero nella cittadina cercarono di trovare un posto dove alloggiare, ma non lo trovarono, «poiché non v’era posto per loro nell’albergo» (Lc 2, 7). Il piccolo villaggio era affollato come non mai, a cominciare dal caravanserraglio, un grande spazio a cielo aperto recinto da un muro e formato al suo interno da portici e da stanze che davano sul grande cortile. «Un ammasso di uomini e di bestie, tutto alla rinfusa in cui si cantava, si dormiva, si mangiava» (Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, Tipografia poliglotta Vaticana, Roma 1940, p. 274). E’ probabilmente questo il luogo che Luca chiama «l’albergo». La Madonna e san Giuseppe chiesero probabilmente un luogo appartato, dove poter sostare senza mischiarsi alla confusione, contemplando le cose divine. San Luca dice che «per essi» non c’era posto. Furono forse giudicati fanatici o eccentrici per la loro purezza e il loro spirito di preghiera. Lo spirito del caravanserraglio era uno spirito di confusione e di compromesso. L’ospitalità poteva essere accordata ma solo a condizione di mescolarsi al mondo, al suo frastuono, al suo spirito. Nel caravanserraglio si discuteva di politica, di affari, di pettegolezzi riguardanti Erode e la sua Corte, ma si era perso l’amore per la verità, per il bene, per la giustizia. Quante ricchezze spirituali avrebbe ottenuto colui che quella notte avesse dato ospitalità al Signore! Quanto sarebbe felice la nostra anima se non chiudesse così spesso la porta alla voce del Signore! Ma l’umanità oggi assomiglia al caravanserraglio, il grande e caotico albergo dove per tutti c’era posto, meno che per la Sacra Famiglia. Lo sguardo di Giuseppe si posò allora su di una piccola grotta situata un po’ a oriente, sul pendio della collinetta in cima alla quale era costruita l’antica borgata. Serviva da stalla, come tante grotte di quel genere in Palestina e san Luca lo conferma quando parla di una mangiatoia. C’è un contrasto evidente tra la città illuminata, affollata di persone vocianti e il silenzio della grotta. La grotta di Betlemme ricorda le grotte in cui si ritirarono i santi e gli anacoreti che nei secoli rifiutarono il mondo. Ma soprattutto è il simbolo della grotta dell’anima, dell’atteggiamento di raccoglimento interiore che ogni cristiano deve avere di fronte al frastuono del mondo. Fu in questa grotta che nacque il Salvatore e oggi la santa Grotta della Natività è la gloria di Betlemme. Nel caos del mondo odierno, chiediamo davanti al Presepio lo spirito della grotta di Betlemme. Lo spirito della grotta non è quello del caravanserraglio, dominato dal caos e indifferente alle cose divine. L’indifferenza talvolta è peggio del vizio: è la chiusura dell’anima a tutto ciò che è puro, elevato, trascendente. E’ l’ateismo pratico di chi è immerso nei piaceri della vita, nella ricerca del proprio benessere, nelle preoccupazioni del mondo. Gli abitanti di Betlemme non erano come quelli di Sodoma e Gomorra, ma chiusero le porte alla Sacra Famiglia, furono i primi a rigettare Gesù che bussava alle loro porte. Al loro spirito mondano si oppone lo spirito di Betlemme, che è lo spirito con cui Maria e Giuseppe riconobbero nel Bambino Gesù il Re dei Re, il Redentore dell’umanità, il Salvatore del mondo. Lo spirito di Betlemme è lo spirito di purezza e di intransigenza, è lo spirito di chi è capace di elevarsi, di trascendere le cose del mondo per fondarsi sulla verità e contemplare i misteri divini. Lo spirito di Betlemme è lo spirito degli Angeli, dei Re Magi e dei pastori. Gli Angeli scesero dal cielo per annunciare ai pastori la nascita del Salvatore (Lc 2, 8-14). I pastori erano le creature più semplici. Essi vegliavano nella notte. Custodivano il gregge. Essi sono il simbolo di chi oggi veglia conservando e custodendo la parola di Dio. I Pastori di Betlemme adorarono il Pastore perfetto, l’archetipo di tutti i Pastori, Gesù Buon Pastore, che fin dalla nascita offrì l’olocausto della sua vita per il suo gregge. Gesù Buon Pastore è il modello di tutti i Pastori della Chiesa che, nel corso dei secoli, vengono così chiamati a sua imitazione ed esempio. Ma quando i pastori abbandonano il gregge o si trasformano in lupi, il gregge dei fedeli deve chiedere lo spirito di semplicità e di fedeltà dei pastori di Betlemme, per non perdere la strada della Grotta, per ritrovare nella santa grotta Gesù bambino, ed adorarlo. Oggi il mondo è immerso nelle tenebre, e quella che si chiama pastorale ha confuso le idee a molti Pastori della Chiesa. Per questo ci rivolgiamo ai santi pastori di Betlemme, che oggi esultano in Cielo con il Bambino Gesù e chiediamo loro di soccorrere sulla terra un gregge disorientato, di infondere lo spirito di Betlemme in tutti quei fedeli, dall’animo retto, che vogliono incoronare Gesù, Re del mondo, principe e fondatore della pace.
Roberto de Mattei, in Corrispondenza Romana n.1322 del 19 dicembre 2013
Il CABA continua la battaglia per lo scivolo in Cattedrale
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20 Dic 2013
- Ultima modifica il Mercoledì, 23 Aprile 2014 15:31
- Pubblicato Giovedì, 19 Dicembre 2013 22:00
- Scritto da vincenzo varvara
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Da tre anni ormai, il CABA ha un appuntamento fisso: riunire gli associati, e non solo, per scambiarsi gli auguri e programmare le attività future.
Ieri sera, presso la Pro Loco, la platea si è arricchita della presenza di assessori, consiglieri e rappresentanti di partiti politici.
Argomento unico o quasi di discussione l’eliminazione delle barriere architettoniche, in particolare la rampa di accesso in cattedrale.
Dopo l’introduzione di Urbano Lazzari, è stato l’assessore alle opere pubbliche, Francesco Santomasi ad illustrare la situazione, confermando che il progetto è ha avuto l’assenso dalla Soprintendenza in quanto lo scivolo sarà realizzato in acciaio e vetro producendo, in tal modo, un minor impatto invasivo.
Entro la fine del mese sarà possibile avere il computo metrico e il costo dell’opera, ci sarà un incontro con il delegato della Diocesi per concordare quanto è necessario e ci si augura che entro il 2014 sarà possibile garantire a chi ha difficoltà motorie poter accedere alla chiesa.
Altra proposta, accettata da tutti, è stata quella di costituire un organismo formato da associazioni al fine di poter collaborare con l’amministrazione per monitorare situazioni che presentano barriere architettoniche e poter, di conseguenza, intervenire.
Altre priorità circa lo stesso tema riguardano l’accesso ai siti pubblici evidenziando soprattutto l’accesso all’ufficio anagrafe, servizi sociali, scuole.
Altra proposta accettata ha riguardato l’accensione di un apposito capitolo di spesa sul bilancio 2014 per stanziare risorse finanziarie per eseguire opere di abbattimento di barriere architettoniche.
Nel suo breve intervento il Sindaco ha ripreso il protocollo d’intesa firmato un anno fa che intende eliminare una barriera al mese.
Da quanto sopra si evince che, finalmente, si è capito che una città con vocazione turistica debba presentare un’agibilità libera; è stato frutto solo del clima natalizio?
Il tempo ce lo dirà…
La gente si chiede...
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21 Dic 2013
- Ultima modifica il Mercoledì, 23 Aprile 2014 15:31
- Pubblicato Venerdì, 20 Dicembre 2013 21:00
- Scritto da vincenzo varvara
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Ad oggi non è dato conoscere il programma presentato dalla Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, ma sappiamo che una delibera di giunta del 17 scorso assegna , al presentatore, la complessiva somma di 25.000,00 euro attingendo da vari capitoli di spesa del bilancio comunale.
Se la memoria non ci inganna, ricordiamo che tempo fa, in occasione dell’organizzazione di “Gravinatale 2013” fu detto che i fondi a disposizione erano pochi per cui si metteva a disposizione solo € 3.000,00 e che l’organizzazione era affidata anche a Confesercenti e Confcommercio.
Oltretutto si è dovuto rinunciare a noleggiare la pista ghiacciata, novità unica, che avrebbe potuto portare a Gravina tante persone di paesi viciniori.
Ora la somma assegnata alla Fondazione Santomasi ci impongono delle domande: quanti organismi sono titolati ad organizzare le manifestazioni natalizie utilizzando fondi pubblici? In base a quali elementi si sceglie chi deve tenere un concerto, un’esibizione o quant’altro se si paga con i soldi pubblici? Infine, stante la difficile situazione finanziaria tanto da annullare in autotutela la delibera di spesa per le attività natalizie 2012, non si poteva evitare quest'ulteriore spesa?
Sarà dato risposta a quanto la gente si chiede? Ai posteri l’ardua sentenza.
Sasso: "Parte la quinta edizione di Diritti a scuola"
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19 Dic 2013
- Ultima modifica il Mercoledì, 23 Aprile 2014 15:31
- Pubblicato Mercoledì, 18 Dicembre 2013 23:00
- Scritto da la redazione
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In pubblicazione la graduatoria delle scuole vincitrici del bando “Diritti a Scuola” 2013, progetto finalizzato a contrastare la dispersione scolastica e rafforzare le competenze di base delle ragazze e dei ragazzi pugliesi, privilegiando quelli più svantaggiati.
Progetto molto apprezzato dalle scuole pugliesi, come dimostra il numero assai elevato di proposte presentate dalle stesse. “Con i 25 milioni a disposizione, somma consistente ma inferiore a quella dello scorso anno (per via della chiusura della programmazione comunitaria 2007-2013) - ha dichiarato Alba Sasso, assessore al Diritto allo studio e formazione - abbiamo finanziato il 72% delle proposte progettuali presentate, ben 767 progetti sui 1071 ammessi alla valutazione.
“Diritti a Scuola continua ad essere un pilastro delle politiche di formazione promosse dal governo regionale, le quattro edizioni precedenti hanno coinvolto 1239 scuole, circa 5500 docenti e circa 2100 risorse del personale ATA. Quest' anno, inoltre, i docenti e il personale Ata coinvolti potranno beneficiare del punteggio per l' anno di servizio prestato. Ma soprattutto - ha concluso Sasso - hanno beneficiato di Diritti a Scuola circa 210.000 allievi, coinvolti in esperienze formative che hanno contrastato i dislivelli di partenza delle competenze possedute dai bambini e dai ragazzi. Maggiore tempo a scuola, più insegnanti e significative risorse: così scende - e lo dimostrano i risultati degli anni scorsi- la dispersione scolastica in Puglia”.
Beneficiari sono quindi gli allievi delle scuole primarie, secondarie di primo grado e del biennio iniziale delle secondarie di secondo grado, con priorità per gli studenti che presentano situazioni di svantaggio e coloro che presentano maggiori difficoltà di apprendimento.
Dei 767 progetti ammessi e finanziati 272 sono della Provincia di Bari, 64 della Provincia di Brindisi, 70 della BAT, 134 progetti provengono dalla Provincia di Foggia, 127 da quella di Lecce e 100 dalla Provincia di Taranto.
Per quanto riguarda Gravina tutti i progetti sono stati ammessi ma, al momento, l’unico finanziato è quello dell’Istituto Comprensivo “San G. Bosco – Benedetto XIII – Poggiorsini”.
Mini discarica abusiva sequestrata nel perimetro cimiteriale
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20 Dic 2013
- Ultima modifica il Mercoledì, 23 Aprile 2014 15:31
- Pubblicato Giovedì, 19 Dicembre 2013 23:00
- Scritto da la redazione
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La Polizia Municipale rinviene cumuli di resti lapidei e materiale tufaceo
Due persone segnalate all’autorità giudiziaria per violazione delle norme ambientali
Una mini discarica abusiva è stata sottoposta stamane a sequestro preventivo dalla Polizia Municipale del Comune di Gravina in Puglia.
Gli agenti della Municipale, agli ordini del capitano Nicola Cicolecchia, hanno posto i sigilli ad un’area ricadente nel perimetro del cimitero comunale, ai margini di loculi e cappelle. Su una superficie di 250 metri quadrati, ed in alcune cavità estese per altri 200 metri quadrati, sono stati rinvenuti resti lapidei e materiale tufaceo solitamente utilizzati nelle tumulazioni, dalla normativa classificati come rifiuti assimilabili a quelli urbani. Riscontrata la presenza degli scarti, già nei giorni scorsi gli uffici comunali si erano attivati per svolgere accertamenti ed approfondimenti che hanno infine portato all’odierno blitz della Polizia Municipale.
Due persone, appartenenti a ditte private operanti nel settore cimiteriale e la cui posizione è ora al vaglio degli inquirenti, sono state deferite all’autorità giudiziaria per violazione della normativa in materia di tutela dell’ambiente.
Gravina in Puglia, 20 dicembre 2013
Da Palazzo di Città: stop ai vandali, arriva la videosorveglianza
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18 Dic 2013
- Ultima modifica il Mercoledì, 23 Aprile 2014 15:31
- Pubblicato Martedì, 17 Dicembre 2013 23:00
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Sotto l’occhio del grande fratello i campi di Grottesolagne e la primaria “Fiore”
L’assessore Lagreca: «Tolleranza zero e nuovi investimenti per tutelare i beni comunali»
L’occhio del grande fratello elettronico a tutela dei beni pubblici.
Dopo l’assalto vandalico dei giorni scorsi alla scuola media “Montemurro” la risposta del Comune non si fa attendere. Con poco più di 12.000 euro tratti dal bilancio comunale e posti a base di un piano di interventi definito già qualche giorno prima dell’ultimo più recente raid teppistico, Palazzo di città garantirà la tutela del centro sportivo di Grottesolagne e della vicina scuola primaria “Tommaso Fiore”, entrambi vittime nei mesi passati di incursioni e furti. «Manteniamo gli impegni assunti. Ora si passa dalle parole ai fatti: arriva la videosorveglianza», commenta il sindaco Alesio Valente, che ribadisce la posizione espressa all’indomani del blitz alla “Montemurro”: «Gravina non sarà mai terra di nessuno. Faremo il possibile, ed anche di più, per assicurare sempre e comunque il rispetto della legge ed estirpare questo odioso fenomeno che sembra stare prendendo piede in città».
L’affidamento dei lavori ha già avuto luogo, e come conferma l’assessore alle finanze e al patrimonio Nicola Lagreca, «la ditta aggiudicataria dovrebbe completare la sua opera agli inizi del 2014». Insomma, una Befana carica di telecamere per Grottesolagne e la “Fiore”, i cui perimetri ed accessi, in coincidenza con la ripresa delle attività didattiche dopo la sosta natalizia, finiranno sotto la lente dei sistemi di videosorveglianza per prevenire nuovi attacchi. Ma non finisce qua: perché mentre il Comune «porterà avanti le azioni risarcitorie nei confronti di quanti, in sede giudiziaria, saranno riconosciuti come responsabili degli atti vandalici perpetrati», aggiunge l’assessore Lagreca, «contestualmente, compatibilmente con le risorse finanziare disponibili, si provvederà ad estendere la rete di videsorveglianza ad altri pezzi del patrimonio comunale». In cima all’elenco, le scuole e la fiera.
Gravina in Puglia, 18 dicembre 2013