Storia, Uomini e luoghi
DALLA POVLI SILBION A GRAVINA CAPITALE DELLA CULTURA
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06 Set 2025
- Ultima modifica il Sabato, 06 Settembre 2025 10:39
- Pubblicato Sabato, 06 Settembre 2025 10:39
- Scritto da LA REDAZIONE
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DIODORO SICULO, storico siciliano, dal quale abbiamo appreso che Gravina, nel 306 a.C., fu distrutta dai romani, in più occasioni, nelle sue opere, ha citato Silbion-Silvium, definita, in una circostanza, POVLI , epiteto, tipicamente, ateniese, attribuito ad una città che si autogoverna, caratterizzata dalla democrazia o isonomia, dalla parresia (diritto-dovere di dire la verità), dalla cultura, dall’aiuto dato ai supplici, dall’arte e quindi anche dalla bellezza e, in quanto tale, considerata da Roma, un’autorevole antagonista, al pari di altri pochi centri come Lucera, Venosa e l’ineguagliabile Taranto. In ciò risiedeva il motivo della forte acredine riversata, dai romani, su Silbion, considerata al pari dei sanniti.
Rinverdire quei fasti è pura fantasia; è pur sempre lodevole lo sforzo di riviverli e/o emularli, seppure, in miniatura. L’idea di partecipare al concorso per la designazione a capitale della cultura va in questa direzione. Chi non sarebbe fiero di una Gravina che, per un anno, rappresenti la cultura italiana? Le critiche denigratorie emerse, negli ultimi tempi, contro tale evento, le ritengo fumose e fuori luogo, figlie di quel malcostume gravinese, formulate, tout court, per meri e meschini giochi politici che, oltretutto, risultano deleteri per la città. Questa malversa consuetudine di guardare a qualsiasi iniziativa con diffidente stupore, prescindendo dalla sua bontà, è deleterio per la crescita individuale e collettiva di una comunità. Ho seguito e letto qualche intervento sui siti online locali, essendo, dichiaratamente, lontano dai social (prediligo la nostalgica comunicazione diretta) e ho potuto, ahimè, constatare che il virus è quasi letale. Raccapriccianti alcuni commenti; rimane il rammarico per quanto, infelicemente, riverberato sulla città e sui cittadini; ancor più, imperdonabile, se il dileggio venga propinato da chi riveste cariche elettive.
Fatta la premessa, dato per scontato che è cosa buona concorrere per la capitale della cultura, diventa doveroso, da parte dei cittadini, perseguire questo traguardo con sincera condivisione, sotterrando la denigrazione; altrettanto lecito e opportuno è esprimere opinioni e suggerimenti circa considerazioni di carattere generale e modalità organizzative, con uno spirito costruttivo.
In campo comunale, sono stati avviati e appaltati qualificati progetti che vanno nella direzione del recupero e della valorizzazione e che ci auguriamo possano costituire un ulteriore tassello a sostegno della candidatura: l’avviamento del progetto di recupero del parco archeologico, la valorizzazione del parco di Bruno, appena acquisito al patrimonio comunale, la sistemazione dei siti rupestri, il completamento del recupero del rione Piaggio, la rivalutazione del teatro Mastrogiacomo (Gravina non dispone di un contenitore culturale, teatrale, artistico). Di pari passo andrebbero recuperati o portati a termine: il sospirato Museo Civico (Gravina non ha un museo, la Fondazione Santomasi non è Museo!); il recupero della collina Petramagna, culla di civiltà e di numerose testimonianze funerarie una delle quali (ahimè abbandonata a se stessa) è un raro esemplare del mondo peuceta (soltanto Ruvo può vantarne una simile); l’avviamento della procedura per la tanto agognata piscina comunale, la sistemazione dei giardini e aree, pubblici. Da registrare, anche, una carenza di strutture ricettive: moltissimi b&b con assenza totale di strutture alberghiere; parcheggi inadeguati, servizi igienici datati e così via.
Una riflessione più attenta avrebbe potuto consigliare uno slittamento della richiesta ed evitare una partecipazione affrettata e intempestiva, dati i tempi ristrettissimi; al di là della fase organizzativa, realizzare, in appena due anni, quanto sopra elencato, rappresenta un’impresa difficile o quasi impossibile. Vestiti, comunque, di cauto ottimismo, ci si augura, di vero cuore, di essere smentiti.
Il rientro di Gravina nel percorso Unesco dell’Appia sarebbe stato il suo fiore all’occhiello; non so quale effetto abbia prodotto la relazione consegnata dalla Prof.ssa Marchi a seguito dell’incarico espletato. Ad oggi tutto tace, ma non si deve desistere. Il caso della città di Latina è un’iniezione di fiducia e di speranza; esclusa, in prima istanza, dal riconoscimento Unesco, dopo appena un anno, a seguito di adeguata documentazione, ha ottenuto il reinserimento e adesso può ben dire di essere patrimonio Unesco- Appia! Sono già nati, in alcune città, i club Unesco-Appia, con l’intento di studiare e redarre progetti inerenti il percorso, mentre, pare, siano stati programmati i primi finanziamenti. In merito al tratto che interseca Gravina ho riportato, in più circostanze, per iscritto e verbalmente, quanto appurato dalla soprintendenza di Bari circa la cava che costeggia il tratto stradale che, da Santo Staso (Parco di Bruno) conduce al pianoro Madonna della stella; secondo gli studi recenti, effettuati dalla sovrintendenza, da questa cava sono stati estratti i blocchi per la costruzione delle mura di Silbion, V secolo a.C.! Il recupero di detta cava sarebbe auspicabile, nonché opportuno e proficuo, e rappresenterebbe un ulteriore tassello nella corsa alla candidatura, ben coniugabile col forte impatto visivo e attrattivo sulla pronosticata valorizzazione del tratto della via Appia! oltre alla cava sono da recuperare le tombe che costeggiano la via. Matera la spinta propulsiva verso la vittoria è arrivata dalla sua presenza nel patrimonio Unesco!
Fornire le adeguate informazioni su quanto accade e sui lavori in corso, deve essere una costante se si vuole mantenere alta la tensione e l’entusiasmo dei cittadini. L’obiettivo capitale della cultura, per l’enorme visibilità che ricadrebbe sulla città, specie in un momento di appiattimento nel flusso turistico dev’essere sostenuto coi denti e col cuore. La cautela e la ponderazione, (fa bene a tutti), devono essere le armi migliori nella programmazione come nella scelta dei collaboratori in generale. Affermava un noto politico-filosofo del secolo scorso: cambiare il mondo significa, anche, interpretarlo; l’interpretazione costa fatica, oculatezza, perspicacia e disincanto (specie politico) e… pazienza. Esempio? In fase di scelta finale per l’individuazione dei siti allocati lungo la via APPIA, rientranti, ufficialmente, nel patrimonio UNESCO, Gravina, a differenza di altre realtà, è risultata orfana dei tecnici che avrebbero dovuto, adeguatamente, supportare e illustrare le ragioni storiche e topografiche della candidatura! si era nel 2022. Lungi da me voler attribuire colpe e responsabilità, però gli errori costano tanto. Gravina auguri e buon viaggio!
MICHELE LADDAGA





