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Cultura ed Eventi

"STORIA DELL’URBS GRAVINA” (seconda parte)

La “Storia dell’Urbs Gravina” sostiene e garantisce la “Riacquisizione del titolo di città, oscurato dopo il 1810 con la defeudalizzazione degli Orsini, e il conseguente azzeramento dell’appellativo di “Ducato di Gravina”.

Gravina, infatti, durante il periodo francese, divenne “Terra demaniale” e comunità libera di autogestire il proprio territorio, le sue risorse, i suoi cittadini con la elettiva amministrazione civica. Purtroppo, fu privata del titolo di “città”, oscurato e sostituito dai termini “Municipio-Comune”, e dei privilegi istituzionali che avrebbero potuto procurare vari benefici.  

L’oscuramento, prima, e la perdita, poi, dell’appellativo di città cambiò il corso storico - istituzionale di Gravina: non le furono riconosciuti i diritti giuridici e politici per essere sede di istituzioni amministrative e giudiziarie (sotto intendenza, sotto prefettura, corte d’appello giudiziaria, sede del Catasto e di altri Enti statali decentrati, non ultima la perdita della possibilità di diventare capoluogo di Provincia della Basilicata unitamente a Potenza). Gravina fu, dunque, declassata a semplice “Comune”, a “Circondario” alle dipendenze del distretto della vicina Altamura.

Gli intraprendenti e lungimiranti Altamurani seppero appropriarsi dell’appellativo di Altamura città con corona regia rinvenuto in una bolla di papa Innocenzo VIII datata 9 ottobre 1485: bolla non rinvenuta nel Bullarium Pontificum pubblicato dai dirigenti dell’Archivio Vaticano e ben consultabile on-line.

I proff. D’Agostino e Raguso durante il sindacato del dottor Giovanni Divella,

si attivarono per mettere in atto la richiesta dell’appellativo di Città per Gravina, messa in essere dal podestà, dott. Domenico Nardone nel 1934/35. I due storiografi realizzarono subito un Dossier organico (storiograficamente strutturato) da allegare alla richiesta del titolo di città per Gravina e sollecitarono i collaboratori del sindaco Divella a predisporre gli atti di richiesta alla Presidenza del Consiglio. Purtroppo il dott. Divella si dimise da sindaco e, contestualmente, si bloccò l’iniziativa di D’Agostino e Raguso e il loro Dossier rimase nell’oblio e mai utilizzato per allegarlo alla pratica da inoltrare all’Ufficio di Presidenza del Consiglio per rivendicare l’appellativo di “GRAVINA CITTÀ.

Il 2024 i “Boni Homines” del Governo gravinese hanno riattivato l’iniziativa avviata il 2015 e, ignorando il Dossier di Raguso e D’Agostino, hanno conseguito per l’appellativo di Città per Gravina, allegando alla Pratica di richiesta un dossier costituito, per lo più, da fotocopie di testi prelevati da pubblicazioni di vari autori senza le dovute autorizzazione.

Il titolo di “Gravina Città”, conseguito, è privo della necessaria “Carta d’Identità” probatoria supportata dalla necessaria e organica storiografica socio-istituzionale, culturale, artistica, economica: ben stilata e pubblicata (in proprio) dai proff. D’Agostino e Raguso.