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Storia, Uomini e luoghi

ANCORA NASCOSTA LA VERITA’ DELLA STRAGE DI VIA D’AMELIO

Uno dei depistaggi più grandi della storia recente italiana, messa in piedi per coprire gli autori della strage di via D’Amelio, a Palermo, dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e 5 agenti della scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina). Questo è l’assunto attorno al quale girano tutte le attestazioni e i messaggi per ricordare ed onorare il 32esimo anniversario del massacro. Erano le 16.58 di domenica 19 luglio 1992 quando il giudice scese dalla sua vettura per citofonare alla madre, che andava a trovare regolarmente dopo aver trascorso la giornata al mare con moglie e figli. In pochi secondi lo scenario cambiò totalmente: esplosero 70 chili di tritolo facendo a pezzi tutto quello che si trovava nei dintorni auto, finestre e tapparelle, asfalto.

La famiglia chiede di non ridursi a celebrazioni di rito ma di fare luce sulla verità, tutto ruota attorno ad oggetti e dinamiche che costituiscono il cuore sconosciuto della vicenda: una trattativa e un’agenda rossa, che probabilmente ne conteneva i dettagli.

Un falso pentito, Vincenzo Scarantino, che recitò il testo che raccontava la storia di un giudice buono ammazzato dalla mafia cattiva. Sullo sfondo un palazzo di giustizia, quello palermitano, il nido di vipere, come lo soprannominò Borsellino un mese prima di saltare in aria. Magistrati e investigatori che misero mano alle indagini, ma poi le persero… le mani, le indagini e la dignità.