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Cultura ed Eventi

È TEMPO DI RACCOGLIERE LE OLIVE

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È tempo di raccogliere le olive: ben si può e si deve gridare con gioia “Andiamo a raccogliere le olive…le olive …le olive” imitando e parafrasando la nota canzone “Andiamo a mietere il grano..il grano..il grano!”.

La raccolta delle olive conclude il ciclo agricolo dei raccolti che comincia con i frutti primaverili e finisce con quelli d’autunno: Le olive sono il prezioso prodotto che chiude l’annata agraria dell’anno e predispone la preparazione e le semine per il nuovo anno e gli augurali nuovi raccolti.

Chi decide di far una passeggiata sulle colline e alture gravinesi (Guardialto, Albanello, Serra Carvotta-Serra di Mezzo, Pendini San Girolamo, Vallone, Pietramagna, Castello-Pozzo Pateo)   con i loro singolari paesaggi, ambienti, arie, vestigia antiche e moderne potrà  scoprire e vedere  ben presto che, a perdita d'occhio, si distendono, ancora, in modo regolare e irregolare, oliveti verdeggianti e fruttiferi. Chi lo farà potrà godere, anche, delle atmosfere suggestive che creano contadini e contadine che raccolgono allegramente le olive, cantando canzonette, arie e ritornelli consone all’opera che compiono. A prima mattina si vedono qua e là colonne di fumo bianco, che fuoriescono dalle coltri verdeggiante degli ulivi e testimoniano l’accensione di fuochi per scaldarsi mentre si consuma la rituale colazione mattutina e augurale della giornata di lavoro. Una colazione con pane fresco e olive arrostite nella cenere bollente. Un rito di antica tradizione che si perpetua spontaneamente e piacevolmente per generazioni.

Una attenta escursione guidata sulle colline che circondano il “Botromagno” la fossa della Gravina in cui è nata e si è sviluppata la comunità gravinese, potrà evidenziare l’intelligente, l’utile e proficua colonizzazione agricola di quei luoghi impervi trasformati in giardini di piante fruttifere. Gli ulivi sono stati considerati piante privilegiate dagli agricoltori conquistatori che pensarono bene di impiantarli per assicurare il contenimento dei fianchi scoscesi, difendendoli dalle acque piovane. Gli ulivi, oltretutto, portavano frutti e loro derivati per l’alimentazione e per gli usi medicamentosi. Gli ulivi ben si combinavano con i vigneti.

I terrazzamenti (staragne) contenuti da muretti a secco, realizzati magistralmente con pietre e massi degli stessi luoghi, raccontano la storia delle tecniche importate da altri popoli che giunsero a Gravina da immigranti, prima dei conquistatori. Quei terrazzamenti sono la bella coreografia di paesaggi singolari. Sono la storia di collaborazioni, simbiosi, integrazioni finalizzati ai reciproci vantaggi. Essi sono la testimonianza dell’uso intelligente del territorio dove tutto era necessario, persino le pietre che occupavano i terreni collinari. Pietre e massi che servirono per realizzare trulli, lamie, ripari, palmenti per la pigiatura di uve ed olive, per costruire gli indispensabili muretti.

Dunque, colline, uliveti, vigneti, frutteti d’ogni genere, infrastrutture agricole e rurali risultano pagine di storia, musei a cielo aperto con sezioni particolari in cui troviamo tutto ciò che l’uomo di ieri seppe realizzare per vivere e far vivere, per lavorare e far lavorare, produrre e far produrre.

La giornata nazionale dell’ulivo che si celebra oggi e domani è importante proprio per quanto sopra, organizzare i “camminamenti” vuol dire ripercorrere la storia dei luoghi oltre ad ammirare le bellezze ambientali, allietiamo la nostra vista, i nostri cuori, i nostri ricordi passeggiando tra gli ulivi per difendere quei luoghi di sacrifici che rappresentano soddisfazioni e ricchezze dei nostri antenati.

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