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Cultura ed Eventi

La Statale di Milano a Gravina

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Gli scavi archeologici riportano alla luce un antico passato

         La vocazione agricola e pastorale dell’antica Apulia è ben evidente nelle Murge, terra di antichi tratturi, dove creste rocciose, profonde gravine e fertili piane si alternano in un paesaggio che non è cambiato nei secoli, con masserie e jazzi che segnano un territorio antico, parco di uomini, ricco di pietre.

         In quest’area opera l’Università degli Studi di Milano, impegnata dal 2009 nello scavo dell’abitato peuceta di Jazzo Fornasiello (VI-IV sec. a.C.), un ricco borgo agricolo contrassegnato da abitazioni e cortili, con ceramiche da mensa e da derrate che sottolineano l’operosità della piccola comunità di villaggio.

         I risultati dello scavo, già editi attraverso pubblicazioni scientifiche, sono stati illustrati nello scorso mese di settembre all’Istituto Tecnico Commerciale Bachelet dalla professoressa Marina Castoldi, nell’ambito di uno dei tanti eventi previsti dall’associazione culturale “La verde via” (www.laverdevia.it).                         Nello stesso periodo, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio è stata organizzata dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bari una conferenza nell’Auditorium del Convento di San Sebastiano, nella quale il dott. Alessandro Pace, da anni impegnato nello scavo di Jazzo Fornasiello, ha illustrato usi e costumi degli antichi abitanti della regione, i Peuceti.

         Tra i programmi della Statale di Milano figura infatti anche lo studio della necropoli di Strada Santo Stefano, portata alla luce sotto la collina di Botromagno. Sono testimonianze preziose di modi e di riti che hanno radici profonde nella terra murgiana; l’analisi delle sepolture e dei relativi corredi consentirà di allargare il discorso alla sfera funeraria. I corredi, scelti dalla comunità dei vivi per celebrare i propri morti e accompagnarli nel tenebroso mondo dell’Aldilà, riflettono infatti le costumanze di una popolazione che sente profondamente il mondo degli dei e della natura.

         L’attenzione del pubblico, dai giovani agli studiosi già da tempo impegnati nella valorizzazione del territorio, si è focalizzata anche sulla mostra organizzata presso il Centro Operativo della Soprintendenza a Gravina, dove è stato possibile esaminare una delle ricche tombe di Santo Stefano, esposta insieme a una tomba di bambino di Jazzo Fornasiello. In quest’ultima, secondo il costume locale, i fragili resti erano deposti in una semplice pentola d’impasto con una coppa da vino, per essere poi sepolti sotto il piano di calpestio della casa di famiglia; la scelta del corredo sottolinea il desiderio di dotare il piccolo di un oggetto ‘da grandi’, evocatore di un mondo che gli è stato crudamente precluso.

         Gli scavi continueranno nei prossimi anni con l’auspicio che queste ricerche possano contribuire alla valorizzazione di un territorio ricco di storia e di cultura, dove passato e presente si fondono, dove accanto all’imponenza dei monumenti ufficiali si salva la tradizione di quella cultura contadina che lo scavo di Jazzo sta laboriosamente riportando alla luce.

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