Cultura ed Eventi

Benedetto XIII torna a far parlare di se a San Giovanni Galdo, in provincia di Campobasso

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“Gli Appunti di arte e di storia a San Giovanni in Galdo. Sulle tracce del cardinale Orsini, arcivescovo di Benevento, abate di Santa Sofia e papa Benedetto XIII”, Palladino editore, fresco di stampa è l’ultimo libro di Giovanni Mascia, un saggista, critico d’arte e scrittore di spicco originario di Toro (Campobasso). Questo nuovo ed importante contributo sull’Orsini sarà presentato martedì 22 agosto nella piccola cittadina molisana. Il lavoro di Mascia, che sull’Orsini ha già pubblicato articoli e documentazioni storiche relative all’altra piccola città molisana, Toro, attigua a san Giovanni: “Toro,” prediletta stanza” del cardinale V.M. Orsini, apparso nel 1997 sulla Rivista «Samnium»; e “Affreschi per il papa. Arte, fede e storia nel chiostro e nel convento di Toro”, Palladino Editore, 2008,  si snoda attraverso un percorso in cui vengono messi in mostra, storicamente e fotograficamente, alcuni gioielli di storia locale, riferiti al nostro concittadino Cardinale Orsini, arcivescovo di Benevento, abate di Santa Sofia e poi papa Benedetto XIII; di cui si continua a parlare, scrivere, argomentare in uno dei paesi dell’allora vastissima diocesi di Benevento, in cui, per ben 44 anni, esercitò il suo ministero episcopale. A San Giovanni in Galdo, in un unicum con Toro, quindi, Mascia scopre “l’imponente apparato di stucchi che arricchiscono lo stemma cardinalizio posto a capo dell’altare maggiore e le due tele degli altari laterali, la Madonna del Latte tra San Sebastiano e San Filippo Neri, in cornu Epistolae, e la Madonna del libro tra San Giuseppe e Sant’Atanasio, in cornu Evangelii”, entrambi commissionati da Orsini tale come lo rivela lo stemma cardinalizio raffigurato sulle tele. Non è l’unico esempio. Lo dimostrerebbe anche una terza tela nella Chiesa dell’Annunziata restaurata e consacrata dal cardinale, come lo rivela lo stesso stemma, e ancora il rifacimento della Chiesa di San Germano “grazie alle dieci eleganti colonne ancora in piedi nel tempio, che a fine Ottocento è stato elevato alla dignità di Chiesa parrocchiale”. E finalmente, persino nella dirupata Chiesa di San Giovanni Battista “si conserva l’iscrizione che ricorda la consacrazione dei sette altari laterali a seguito del restauro curato all’inizio del Settecento dal cardinale”.

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