Cronaca
I risultati di un'economia "fredda"
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28 Apr 2017
- Ultima modifica il Venerdì, 28 Aprile 2017 07:51
- Pubblicato Venerdì, 28 Aprile 2017 07:51
- Scritto da vincenzo varvara
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Alle parole ci sia abitua. Tanto da perdere di vista il loro vero significato. Un po’ come è accaduto con la parola “austerity”, che ormai è entrata a fare parte del nostro vocabolario quotidiano al punto da avere perso il contatto umano con ciò che essa significa nel mondo reale. Quello della gente comune, fatta di carne e ossa e sangue e lacrime, vere.
Succede così che, in Italia, molti disabili possano trovarsi da un giorno all’altro senza più assistenza perché la cooperativa che si occupa di loro, rischia di chiudere di ora in ora, pur vantando un credito di quasi un milione di euro nei confronti degli enti pubblici. Succede, sì, a un’intera comunità che si prende cura di persone disabili e persone svantaggiate o in difficoltà, interagendo con il territorio e fornendo servizi che rischiano di essere soppressi a causa dei ritardi nei pagamenti. Lasciando, peraltro, circa cento dipendenti senza lavoro.
La fine delle politiche sociali,dietro la scusa della crisi. Che ricade sulle spalle di esseri umani deboli, fragili, che combattono la loro personale battaglia quotidiana e di cui i cosiddetti poteri forti sembrano dimenticarsi o non curarsi affatto. Con un egoismo cinico e una freddezza di calcolo che fanno paura.
Ma l’agonia delle politiche sociali, con i finanziamenti ridotti dell’80% tra il 2007 e il 2014 nonostante in Europa riguardino 50 milioni di persone in difficoltà e 15 milioni di lavoratori impegnati nel settore, non è solo una questione di numeri.
Un civiltà che non è più degna di questo nome, se i diritti sono diventati servizi cui possono accedere solo «clienti dotati di un potere di acquisto». Mentre l’obbedienza cieca ai dogmi economici sta costruendo una società che umilia i più deboli, invece di tutelarli.