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Cultura ed Eventi

Aldo Moro e il suo rapporto con la nostra città

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Se l’onorevole Aldo Moro non fosse stato trucidato dalla Brigate Rosse o avesse avuto la fortuna di vivere a lungo, come oggi capita a molti vegliardi, avrebbe compiuto 100 anni, essendo nato a Magli in provincia di Lecce il 23 settembre 1916. In questo giorno di compleanno, molti lo stanno ricordando; stanno rispolverando il suo pensiero politico, la sua sagacia e lungimiranza politica. Stanno rivalutando il suo lato umano, la sua fede, il docente universitario, l’uomo di governo e di stato. Anche noi vogliamo farlo, unendo la sua figura alla storia della nostra città, a cui era particolarmente legato. Da primo ministro, egli è stato più volte a Gravina. In occasione di importanti appuntamenti elettorali o anche per presenziare ad alcune cerimonie inaugurali, come quella che avvenne nel lontano 1963, per tagliare il nastro al nuovo edificio scolastico (ora plesso “Scacchi) situato nei pressi del Comune o nel 1968  presso il nuovo edificio che avrebbe ospitato la Scuola Media Nunzio Ingannamorte. La sua presenza fisica a Gravina, è stata sempre di forte richiamo. Ls piazza che lo ospitava, che lo accoglieva era sempre straripante, anche in quella famosa notte del 9 giugno 1976, quando, giunto a mezzanotte stanco, sfinito, non si sottrasse a comiziare, in una piazza della Repubblica piena in ogni ordine di spazi. Fu la notte in cui il gruppo dei giovani comunisti locali gli sferrò un violento attacco, attraverso il linciaggio verbale al grido di Locheed, Locheed e il lancio, all’indirizzo del palco, di alcuni aeroplani di carta, visto che qualche mese prima, l’illustre parlamentare pugliese era stato coinvolto nell’affare dei cosiddetti apparecchi d’oro; campagna scatenata dal settimanale l’Espresso, la quale aveva coinvolto il ministro Gui e il presidente della Repubblica Leone. Tutti, poi, prosciolti. Moro, in quella notte turbolenta, non si scompose, come era nel suo stile. Quella fu l’ultima volta in cui mise piede nella nostra città, perché di lì a qualche anno sarebbe stato ammazzato: il 9 maggio del 1978. Ma non si può finire di parlare di Moro se non si ricorda il suo impegno per la restituzione degli affreschi di san Vito Vecchio, destinati in ben altra sede, Lecce, perché lì, i funzionari e i dirigenti del Ministero della Pubblica Istruzione e della Soprintendenza della Puglia avevano deciso di allestire un Museo degli affreschi bizantini rinvenuti nelle numerose chiese rupestri. In seguito alla protesta della popolazione gravinese e degli studenti, dietro invito e sollecitazione da parte dell’allora ingegnere Giuseppe Giovanniello, amico dell’onorevole Moro, gli affreschi, dopo essere stati nuovamente restaurati, presso la Soprintendenza ai Beni artistici di Bari, fecero ritorno a Gravina, dove è ancora possibile visitarli, ammirarli ed apprezzarli. Finiscono qui, questi brevi ricordi, queste testimonianze, ricordando che il suo ricordo, in città, è ancora vivo. La città conserva estimatori che lo ricordano sempre con tanto affetto, con sincera amicizia e con il dovuto rispetto, perché Moro è stato uomo di cultura, uomo di pensiero, uomo d’azione; fermento per molte giovani generazioni che lo hanno apprezzato come docente e anche come maestro ed educatore della sana e nobile politica. Per questo e per il suo martirio, Luigi Ferlicchia, amico indiscusso e di vecchia data del leader salentino, ha avviato, da qualche anno la Causa di Beatificazione per lo statista prematuramente scomparso all’età di 62 anni.

 

Pinuccio Massari

Commenti (1)
x Pinuccio Massari
1Sabato, 24 Settembre 2016 10:07
Francesco Parisi

L’ultima volta che l’on. Moro venne a Gravina fu il 17 aprile 1977, in occasione del congresso della Democrazia Cristiana: era domenica e parlò nelle prime ore del pomeriggio in una sala dell’hotel Peucetia; alla riunione era interessata una parte dei democratici cristiani, i cosiddetti "morotei", e, quindi, furono pochi quelli che ne erano informati. Francesco Parisi

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