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Cultura ed Eventi

A quanti interessa la storia della Via Appia?

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La permanenza serale, a Gravina, di Paolo Rumiz e del regista Carlo Scillitani, per la presentazione del libro Appia, edito da Feltrinelli, scritto da Rumiz, ricopritore della Regina Viarum, nonché del documentario redatto dal regista, ha registrato assenze eccellenti. Quelle istituzionali. Giustificate o no, le assenze non sono mai una cosa simpatica; non rappresentano mai un sincero rapporto di ospitalità tra padroni di casa ed invitati, per quanto, nel caso specifico, si è trattato di una presentazione e non di una discussione o di un convegno dibattito. Sia il sindaco, ormai assente da Gravina dall’8 agosto scorso, che l’assessore al Turismo, già precedentemente impegnato per ragioni personali, hanno disertato l’incontro svoltosi sabato sera nello scenario scorcio storico e panoramico della piazzetta antistante la chiesa di san Michele delle Grotte. A parte queste assenze, che se insignificanti, forse, nel contesto della serata o nell’economia dell’evento, ma non sul piano operativo prossimo, cioè di garanzia futura, di presenza attiva e di impegno, in vista degli sviluppi che il progetto ministeriale potrà assumere e assolvere, circa la possibilità che la Via Appia possa diventare Patrimonio dell’Umanità, entrando nella lista Unesco, e, quindi poter vedere annoverata anche la nostra città a livello mondiale, dal momento che il tracciato indiscusso e indiscutibile annovera Gravina nella sua denominazione antica e romana di Silvium; al di là del pubblico più o meno consistente e di qualche voce che si è levata dal pubblico, nell’intermezzo di un dibattito appena abbozzato, è lecito chiedersi e chiederci: ma a chi interessa la storia della Via Appia? Non è difficile rispondere, se ripercorriamo i passi precedenti inerenti la scena sulle mancate presenze; lo è meno se guardiamo all’aspetto solo economico della serata. Infatti, sono state vendute decine di copie del libro. Tutto da scoprire, da leggere e da capire e, forse, solo dopo la lettura, gli acquirenti potranno dire di aver capito qualcosa in più ed essere indotti a mostrare un certo interesse, lo stesso non dimostrato, invece, purtroppo, dagli amministratori, diciamo così, inadempienti. Francamente, non è stato un bello spettacolo. Poteva esserci evitato. Ma tant’è! Siamo abituati a queste diserzioni, a queste latitanze. Forse, come nel passato, come in precedenza e in altri momenti  decisivi. Speriamo solo che questa non sia una delle tante occasioni perse o che potremo perdere ai fini di un rilancio storico e culturale della nostra città, abituata a convivere solo con i palloni gonfiati di chi mastica verbalmente un turismo lontano da venire, solo parolaio, ma nei fatti esprime incertezza, indecisione, fretta, superficialità  squalificato e mortificato interesse.

 

Pinuccio Massari

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