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Diamo un futuro al nostro passato

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Mentre le congreghe, le consorterie consociative della politica locale stanno tentando di organizzarsi per l’appuntamento elettorale primaverile del prossimo anno, noi, da ingenui, da professionisti e partigiani della verità, ci permettiamo suggerire alcuni schemi programmatici per meglio amministrare la nostra città. L’appello manifesto è rivolto a tutti, nessuno escluso, perché ne facciano strumento dei loro programmi politici ed amministrativi e non solo elettorali o propagandistici, tanto per garantirsi voti, quorum, vittorie, consensi, ma per segnare il tracciato della svolta; il momento del riscatto, della rivincita, del recupero del tempo e dei beni perduti. Ad ognuna delle forze in campo diciamo: date un futuro al nostro passato; date un futuro alle nostre nuove e future generazioni. Date una svolta per un futuro certo di speranze, di concretezze, senza alibi e né fumosità. Non costruite cattedrali di carta e manifesti elettorali o postali di bugie, di menzogne e di ipocrisie. Costruite un modello di città che parta dalla fiducia, ridandola e riconsegnandola alla genialità della nostra storia futura. Non è servito e non servirà a nulla dire, ripetere fino alla noia, che la città di Gravina è ricca di tesori, di bellezze, di storia se non si parte dalla valorizzazione del suo passato, che non è solo storia, ma è dinamismo crescente ed evolutivo di un futuro di certezze, di operatività ed operosità, proiettato per diventare dinamico; scuola di economia, laboratorio di sostanze creative, di ricerche, di programmi, di progetti di studi. Rimuovere quella che sembra essere o è stata ritenuta storia statica è dovere di ogni cuore chiamato a gestire la cosa pubblica con mente, razionalità e lucidità; con la ragionevolezza della gratitudine verso i nostri padri, verso i nostri posteri. Ecco, allora, innestarsi la proposta di dare un futuro alle nuove generazioni. Non con le briciole dell’assistenzialismo e né alimentando la logica del precariato con guide improvvisate, sprovvedute, inesperte e impreparate, soprattutto, nel campo delle potenzialità turistiche che la città ha o dovrebbe avere. I giovani coperchio o di copertura, finora utilizzati nel senso di sfruttare il bisogno di identità e di affermazione altrui, devono essere banditi. Il futuro va costruito con i giovani che devono vivere nel futuro e del futuro e non nella continua prospettiva della sopravvivenza, mentre altri godono i privilegi delle caste politiche, familiari e familistiche dell’esistenza e dell’edonismo voluttuario. Ci vuole un progetto di città da vivere e non da sognare o da bere nello spazio di una boccata gustosa al palato mentale. Ci vuole una città progetto non costruita sul cemento fondamentale dell’edilizia selvaggia, ma sulla cementificazione delle coscienze vecchie da abbattere e su quelle nuove da realizzare. Ci vuole una rivoluzione spirituale, mentale e culturale, basata sulla condivisione ricercata nel dovunque, nel sempre di ogni giorno, di ogni gente, di ogni realtà che cresce, che accoglie, che soffre, che combatte, che spera, senza né lusinghe e né tentazioni momentanee, passeggere ed effimere. La politica del senso, di un senso compiuto, condiviso e condivisibile che sia trascinatore e realizzatore di miracoli. Di una azione inclusiva e non esclusiva o escludente. Sono convinto che questo può essere definito il manifesto della volontà. Difficile da essere realizzato da una classe politica imbelle. Per sostituire questa e realizzare il possibile, bisogna mettersi alla ricerca dei sani mezzi, dei sani uomini, delle sane intelligenze, dei certosini lavoratori, capaci di impegnarsi non tanto per il bene comune, quanto per il bene generale, comunitario.

 

Pinuccio Massari 

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