Mer05152024

Last updateMer, 15 Mag 2024 3pm

Font Size

Profile

Menu Style

Cpanel

 

 

 

 

Back Sei qui: Home Cultura ed Eventi Una città degradata culturalmente e politicamente, ma, soprattutto, culturalmente

Cultura ed Eventi

Una città degradata culturalmente e politicamente, ma, soprattutto, culturalmente

Valutazione attuale:  / 0
ScarsoOttimo 

Se una città come la nostra è al massimo del degrado culturale, ambientale e storico è perché il degrado è morale, personale, politico, religioso. E’ un degrado che parte dalle coscienze dei gravinesi, abituati a non amare, a non apprezzare i beni storici ricevuti in eredità. E’ un degrado che risiede nelle scelte politiche scellerate fatte e che si fanno nell’aver individuato, per la gestione della cosa pubblica, gli uomini sbagliati ai posti sbagliati. In questo degrado e depauperimento, la Chiesa locale ha avuto la sua buona parte di responsabilità e di colpe. Forse, è esagerato ribadire questi concetti; essere sinceri e leali con la propria storia? Non credo se i fatti dimostrano e confermano l’assenza, il lassismo, l’indifferenza nel recuperare beni preziosi; nel promuovere opere di risanamento, interventi riqualificativi, soprattutto per quanto riguarda le opere d’arte racchiuse negli scrigni di quelle che erano e sono state le prime chiese della cristianità. Il riferimento è alle innumerevoli chiese rupestri andate perse e distrutte, lasciate all’incuria di un destino crudele, incosciente ed ingrato. Dalla lettura di certi documenti del passato, una delibera di Consiglio comunale dell’8 luglio 1963, addirittura, si evince, per esempio, che la famosa cripta Tota, ubicata in via S. Vito Vecchio, ex via Fornaci, doveva essere acquistata dal Comune per un importo pari a 2.420.000 e che questo acquisto, non si sa per quali ragioni, non è mai avvenuto, stante il titolo di proprietà ancora intestato all’originario proprietario, cioè il signor dott. Vincenzo Tota, il quale, non avendo fatto l’affare ha pensato bene di sottoporla a quello scempio naturale che solo il tempo e l’incuria sono capaci di produrre. Intanto, né allora e né successivamente, lo Stato ha pensato di acquisirla al proprio patrimonio culturale. Sicchè, quei capolavori sono andati irrimediabilmente persi. Anche lo Stato provò ad acquisirla, come è desumibile dalla fitta corrispondenza tra il succitato Tota e l’Istituto Centrale di Restauro di Roma, quale bene demaniale, per recuperarla, attraverso la tecnica dello stacco, così come avvenne per quella più fortunata di san Vito Vecchio. Anche in questa occasione, gli accordi saltarono, l’intesa non fu raggiunta e tutto è andato in malora. Di tutto questo i gravinesi sanno qualcosa? Sono stati mai informati e sensibilizzati dalle autorità pubbliche e cittadine? Mai. Ancora. E perché lo Stato, soprattutto l ‘attuale ministro Franceschini, che butta sempre il can per l’aia, sostenendo l’interesse e l’impegno del Governo di cui fa parte per il recupero di alcuni beni fondamentali e di pregevole interesse e valore, non si è attivato per promuovere una soluzione finale e definitiva per far riacquistare tutto il loro splendore e la loro iniziale e naturale bellezza a quegli affreschi nascosti? Perché nessuno lo ha informato? E perché nessuno lo ha informato? Perché chi avrebbe dovuto farlo ha preferito adagiarsi sempre sui guanciali o i materassi della propria ignoranza, preferendo spendere e spendersi in  aria fritta, per giustificare un certo movimentismo vuoto, improduttivo, scadente e scaduto. Sotto tutti i punti di vista. Un movimentismo fatto di chiacchiere, di miraggi, di percorsi tortuosi, evanescenti, alibistici, facendo credere, solo agli allocchi, agli sprovveduti agli ingenui, mentendo, sapendo di mentire, che Gravina sarà figlia dell’Unesco. All’Unesco, però, si nascondono queste pietose verità. Si racconta il falso con la voglia di millantare. Diremo e racconteremo noi all’Unesco la verità circostanziata dei fatti e quante menzogne vengono raccontate, pur di raccattare voti e consensi, in maniera disonesta e subdola. Questo è solo l’inizio di un lungo racconto. Alle prossime volte. Con nuovi fatti, nuovi documenti, nuove prove inchiodanti. Su quanto non è stato fatto e poteva essere fatto. Su quanto doveva essere fatto ed è stato taciuto.

Pinuccio Massari

Aggiungi un commento

Il tuo nome:
Indirizzo email:
Titolo:
Commento:
yvComment v.2.01.1

Console Debug Joomla!

Sessione

Informazioni profilo

Utilizzo memoria

Queries Database