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Cultura ed Eventi

Quando la cultura diventa principalmente business

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Sembra strano l’accostamento cultura - business ma, ahi noi, la sensazione è che, avuto gratuitamente un patrimonio naturale, artistico, pensiamo a come può fruttare in termini esclusivamente finanziario, poco importa se la conservazione, la gestione fosse deficitaria.

Mostrare ai turisti, che fortunatamente aumentano sempre più, ai residenti il pessimo stato in cui si trovano molti siti di interesse poco importa; poco importa se il continuo degrado comporterà la definitiva perdita.

Alcuni hanno lanciato l’allarme per gli affreschi esistenti presso le grotte di San Michele noi, ancora una volta, vogliamo evidenziare gli affreschi di San Vito vecchio collocati in locali inadeguati, per l’umidità, presso la Fondazione Ettore Pomarici Santomasi.

Nette sono le differenze dello stato in cui si trovano rispetto a quando furono posizionati. 

Pur apprezzando l’impegno dell’attuale Consiglio di Amministrazione che, avrebbe comportato, tra l’altro, un buon risultato di bilancio recuperando qualcosa sulle passività createsi in passato, parole del Presidente, sulla salvaguardia degli affreschi nulla è stato fatto.

 

Vorremmo tanto poter apprendere che così non è, che si sono avute per esempio  intese che comporteranno gli interventi dovuti…, ce l’auguriamo.   

Commenti (1)
La cultura non porta pane, perchè la politica non mangia il pane della cultura
1Lunedì, 01 Agosto 2016 09:23
Pinuccio Massari

Non è strano in una città in cui tutto è business, a cominciare dalla politica. Quella dei politicanti prezzolati e prezzolanti; quella i cui affari coincidono sempre solo quando si parla di urbanistica. Se poi va di mezzo la cultura, che importa? La cultura non porta pane. La cultura non paga. In nome dell'ignoranza personale, politica e culturale, questa città si è preso il lusso di farsi sfuggire alcuni criteri di sopravvivenza, quelli che avrebbero portato benefici economici e ricchezza. Responsabilità lontane, ataviche, ma tutt'ora presenti, purtroppo, come incrostazioni immortalate da chi aveva promesso rivoluzioni e ha prodotto solo danni, nel segno della continuità fallimentare di tanti gestori della cosa pubblica, appartenenti alla stessa area e alla stessa famiglia della sinistra politica. Questa città ha perso il treno, circa cinquanta anni fa, quando non ha saputo intercettare gli inglesi della Scuola britannica di Archeologia, allievi e docenti della portata dei professori Perkins e Whitehouse, che avrebbero potuto, se incoraggiati, supportati e sostenuti, aprire una loro succursale a Gravina per continuare, in modo permanente e scientifico, i loro studi sugli immensi e innumerevoli tesori venuti alla luce grazie alle loro sistematiche ed annuali campagne di scavi. Questa è la città che ha dato un calcio di spedizione ai giapponesi, venuti a Gravina per rendere un servizio alla sua storia, attraverso il progetto di studio sulle tecniche di colore e colori usati per la realizzazione degli affreschi presenti nelle nostre chiese rupestri. E' stato consentito e continua ancora, ogni tipo di scempio sulle pitture murali di san Michele delle Grotte, di Santa Maria degli Angeli, della cripta Tota, della chiesa di san Giorgio. Distruzione, scempi. Sono sparite intere e millenarie testimonianze: dalla chiesa in via Pupilli fino all'ultima in via Peschiera. Chi hai mai gridato o fatto sentire la propria voce di sdegno? Le fantomatiche associazioni culturali, la coscienza civica e civile di un popolo che se fosse stato intelligente avrebbe dovuto protestare? La Chiesa con i suoi organismi? I politici mercenari? Nessuno. Questa è una città destinata a scomparire, a soccombere sotto i colpi dell'inerzia, dell'indifferenza, dell'abulia. Questa è una città che crede ai favolieri e ai cantatori di storielle, come quelli che giravano un tempo i paesi per fare soldi. Quelli nostrani lo hanno fatto e lo fanno per ragranellare voti, carpire consensi. Un esempio clamoroso è il famoso dossier sull'Unesco, di cui non si è avuto traccia da nessuna parte, tranne che sulle solite labbra del giocoliere di turno, il capo dei giocolieri, lo stesso che non ha pronunciato una sola voce di dissenso quando Gravina è stata esclusa dal patto delle gravine. Piangiamoci addosso? Si, perchè questo meritiamo con la nostra insipienza. Piangiamoci addosso, perchè siamo responsabili per aver sostenuto certe mediocri figure di politici; per aver fatto i galoppini a pagamento. Non di progetti, di idee, ma di persone sbagliate, insulse, incapaci ed incompetenti. A tutti i livelli, compresi anche quelli culturali.

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