Cultura ed Eventi

Turismo accessibile, c'è da lavorare

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Chi non è già partito, conta i giorni che lo separano da un’agognata vacanza. I tragici fatti di questi ultimi giorni, fatti di sangue, o la crisi che ha colpito tutti gli italiani forse non si potranno eliminare totalmente dalla testa, ma ci si potrà concedere un break più o meno lungo. Forse persino dalla disabilità. A patto che i luoghi di villeggiatura siano veramente fruibili. E non solo per l’abbattimento delle barriere architettoniche ma anche per quanto riguarda la disponibilità degli operatori ad accogliere e comprendere le necessità delle persone con esigenze speciali.

Un turista con disabilità non deve essere un turista di serie B, si combatte contro i deprimenti bagni ospedalieri delle strutture turistiche e contro le camere ubicate al pianoterra con vista parcheggio, chiunque ha diritto al bello e alla qualità.

Accessibilità trasparente, un design rispettoso delle esigenze delle persone, dei luoghi e della loro storia e, non ultimo, del contesto. Non ci servono ghetti, ma ospitalità per tutti.

La difficoltà è anche data dal fatto che ogni caso è differente, c’è la persona in sedia a rotelle, ma disabili sono, per esempio, anche i turisti che non vedono o che non sentono. Per questo parlando di hotel ci devono sempre essere indicazioni sulla presenza di mappe tattili e in braille, avvisi luminosi, guide in lingua italiana dei segni. Ognuno ha le proprie esigenze: diventa quindi indispensabile fornire al viaggiatore schede verificate che contengano tutte le informazioni di cui ha bisogno. Smettiamo di pensare all’Italia come un paese inaccessibile. L’Italia non deve essere il fanalino di coda nel mondo. Le iniziative in realtà non mancano: a volte quella che latita è la comunicazione.

 

 

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