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Cultura ed Eventi

“LA FESTƏ DƏ CRISTƏ”: PRELUDI AUGURALI E RINGRAZIAMENTI PER BUONI RACCOLTI

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Murgiatime ringrazia il Prof. Fedele Raguso che da storico invia spesso “pillole di cultura” e che la redazione è ben lieta di pubblicare e divulgare a favore dei lettori.

Come il professore ci dice, quanto segue è una piccola sintesi che giustifica la festa e che avrebbe bisogno di essere approfondita.

La “Festǝ dǝ Cristǝ”, dopo quella di “San Michele delle Grotte”, ha radici antichissime per la sua funzione apotropaica (cioè quella di allontanare influssi malefici e auspicare buoni raccolti) adottata e privilegiata da agricoltori che si preparavano ai raccolti di legumi, ortaggi e cereali.

L’agricoltura, come pure la pastorizia, era soggetta agli eventi climatici, che condizionavano la lavorazione della terra, la semina, lo sviluppo delle piante germogliate dopo le semine e piantagioni autunnali, i raccolti di fine primavera e, soprattutto, estivi. Ogni tappa agricola era accompagnata da riti propiziatori, che dalle lontane epoche preistoriche, si sono tramandati ed ereditati  successivamente, dai cristiani. Gli dei agropastorali dei pagani furono sostituiti da quelli cristiani ma le consuetudini delle ritualità formali e sostanziali si sono ereditate pedissequamente. Pertanto, ogni anno agricolo era scandito da tappe ben precise ed erano precedute da riti per scacciare il maligno distruttore ed invocare la protezione de suoi maggiori avversari: San Michele Arcangelo, che capeggiò gli Arcangeli per cacciare Lucifero (il male, il demonio, il traditore e nemico di Dio) dal Paradiso; Gesù Cristo, figlio di Dio, crocifisso per redimere dal peccato originale di Adamo ed Eva e proteggere gli uomini da ogni intervento malefico del Diavolo.

La denominazione dei riti e delle festività apotropaiche e augurali sono state tante ma i momenti e lo svolgimento sono ben coincidenti dal lontano passato remoto sino al presente storico. Il mondo antico ci ha tramandato: Le grandi feste di fine marzo erano l’ultimo atto della serie di quattro Dionìsie che iniziava a fine dicembre con le  Piccole Dionìsie  o  Dionisìe Rurali  e proseguiva con le Lenee  o  Dionisie del Leneo di fine gennaio e le  Antesterie di fine febbraio”. I Romani praticarono le feste in onore della dea Cerere. I Cristiani le feste in onore di San Michele, del Cristo Crocifisso e così via…

Il popolamento del territorio gravinese fu agevolato dalle buone terre coltivabili e dal buon clima che indussero i nomadi a fermarsi e dedicarsi alle attività agropastorali.

Gli antichi e moderni Gravinesi furono e sono dediti prevalentemente all’agricoltura per cui acquisirono l’esigenza di affidarsi alla protezione degli dei pagani ieri e di quelli cristiani, dopo la nascita del Cristianesimo.

San Michele Arcangelo veniva invocato, soprattutto, per tenere lontane tutte le avversità climatiche (personificate dal demonio, dalle streghe). Infatti, prima dei giorni festivi dedicate all’Arcangelo Michele, contadini e pastori si recavano nei boschi, nei campi, nei pascoli e con rudimentali strumenti realizzavano concerti  rumorosi e stridenti per cacciare ogni forma di maligno. Detti riti furono denominati “macconecci” perché dovevano assicurare i raccolti dei cereali per realizzare farine per il pane, le polente, le paste. I “macconecci”  si facevano la notte tra il 28 e 29 settembre e del 7 e 8 maggio: l’uno doveva consentire la preparazione dei terreni per una buona semina; l’altro per doveva favorire la buona maturazione dei campi, dei frutti.

Il “Santissimo Gesù Crocifisso”, Il Cristo sulla Croce, divenne per gli agricoltori,  oggetto di particolari venerazioni e devozioni al fine di conseguire ulteriore protezione per i buoni raccolti. Infatti la venerazione del Cristo Crocifisso fu costante, quotidiana,  ma, si fece e si è fatta più intensa a fine primavera perché, Cristo, doveva e deve proteggere e assicurare il buon raccolto di tutti i frutti, ormai maturi.

A Gravina la festa che si è tramandata e si continua fu istituzionalizzata con il primo atto di devozione e donazione del nobile gravinese  Marcantonio Schinco, che nel 1621 comprò con “8 tomola di grano”  l’antica e abbandonata cappella dedicata a San Donato della famiglia D’Alonzo, sita in cattedrale e la dedicò al Santissimo Crocifisso, dotandola di un cospicuo patrimonio,  dopo la sua morte, per assicurarsi messe di suffragio.  Fu l’inizio di un futuro successo per il culto del Cristo Crocifisso perché la popolazione agricola gravinese gli riconobbe sempre buona protezione e sicuri miracoli in più occasioni. Ne conseguì la istituzione della Confraternita del Santissimo Crocifisso per “motu proprio” di mons. Cennini (1675). La confraternita fu soppressa il 1715 e ripristinata nel 1721 ma resta significativo ed importante che la cappella del SS. Crocifisso ricevette cospicue donazioni da pii devoti e, soprattutto, dalla duchessa Giovanna Frangipani della Tolfa (madre di papa Benedetto XIII), che dono ben “3 carra di terreni seminativi”;  dal nobile Angelo Mininni che donò nel 1672 la Masseria posta alle contrada “Capo d’Acqua, Fontana D’Ogna, Garagnone”, che assunse la denominazione di masseria di Cristo (denominazione ancora esistente e proprietà della famiglia Dipalma); il nobile Luzio Panni nel 1709 lasciò alla cappella una masseria (che assunse toponimo masseria dei Panni)  un parco di pascolo e vari appezzamenti di terre”. Tutte queste proprietà furono censite e registrate nella Platea dei beni rurali di detta Cappella redatta il 1741.

La Confraternita degli uomini fu affiancata da una Confraternita omonima di donne sostenuta e istituzionalizzata da monsignor Ferrero  il 1727.

Culto, devozione, messe, processioni in onore del SS. Crocifisso ebbero vita e si perpetuarono presso la chiesa Cattedrale. Però, si può congetturare che il trasferimento della devozione, dei riti e della festa  presso il monastero e chiesa di San Sebastiano fu voluta e sostenuta dalla duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa. Essa, già benemerita  benefattrice della cappella della cattedrale,  fece realizzare la bellissima cappella dedicata alla Madonna del Carmine presso la chiesa di San Sebastiano. Probabilmente fu lei stessa a commissionare e dotare la chiesa del Cristo Crocifisso che ancora oggi si porta solennemente in processione.

La ragione del trasferimento si giustifica con il fatto che i monaci di San Sebastiano avevano ereditato dai Benedettini la consuetudine di processioni verso la chiesa rupestre di Santa Maria della Pace, sita in piena campagna, processione per invocare protezione e ringraziamenti per grazie ricevute e benefici da conseguire anche dai raccolti dei campi. I padri francescani di San Sebastiano  accolsero e sostennero la consuetudine dei contadini che si recavano in  processione per la benedizione dei campi con le Palme benedette (dopo la ricorrenza della domenica delle Palme), e prima del raccolto dei nuovi frutti e mietitura quando portavano in processione il SS. Crocifisso al fine di conseguire protezione dei campi sino alla fine della mietitura.

Quando i monaci andarono via per la confisca del monastero la consuetudine e tradizione in onore del Santissimo crocifisso fu salvaguardata dalla Confraternita che l'ha tramandata sino ai nostri giorni. Essa si preoccupava di costituire il comitato festa del Crocifisso che si  svolgeva, regolarmente la prima domenica di giugno.

Oggi la Festa è realizzata con meritevole impegno dei confratelli della Confraternita del SS.mo Crocifisso e dai componenti della omonima “Associazione culturale” che porta la stessa denominazione della Confraternita e costituisce il Comitato organizzatore della festa, che negli ultimi anni ha preso vigore e si è arricchita per eventi sacri e civili.

 

Gravina 3 giugno 2016                        Fedele RAGUSO

 

 

 

 

Commenti (1)
Notizie da fonti inedite!!!
1Sabato, 04 Giugno 2016 11:43
NOVITA' O SCOUP ?

Spet.le Murgiatime interessante ed utile quanto fate per informare la cittadinanza di Gravina e, in questo caso, ancor più importante e meritevole è la vostra iniziativa di pubblicare notizie sulla Festa del Crocifisso. Per quanto io abbia letto in diverse pubblicazioni relative alla Festa del Crocifisso, non ho avuto occasione di conoscere, prima, e sapere, oggi, quanto è stato scritto dal prof. Fedele Raguso che (come voi scrivete) offre "di tanto in tanto pillole di cultura". Al di là di ogni valutazione degli scritti del Raguso, mi sia consentito di dare a Lui un merito speciale perchè i suoi scritti storico-antropologici-filologici-geografici sono sempre ricche di particolari e novità assolute riscontrate e lette, soprattutto nelle fonti inedite degli archivi di Gravina e, non solo, notizie curiose ed accattivanti raccolte dai suoi continui studi e letture. Dunque, "non pillole di cultura" ma belle lezioni di storia e...altro! Mi auguro che il Raguso sviluppi i tanti passi di storia citati nell'articolo pubblicato, perchè si potranno conoscere tante belle storie sulla festa di Cristo e altro...Ne prendano atto quelli della Confraternita del SS.mo Crocifisso e la Associazione-comitato festa relativa!

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