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Cultura ed Eventi

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“Prega per me” sono state le uniche parole che mi ha rivolto Papa Francesco. Nulla di più solo la sua mano che si è posata sulla mia testa, mentre l’altra, calda e con dolcezza, ha stretto quella che ho allungato. Poi i due sguardi si sono incrociati un attimo. Pochi secondi in cui mi sono sentito piccolo piccolo sotto gli occhi di un padre severo. Ha girato la testa e si è rivolto ad altre persone con disabilità che mi stavano accanto.

Ero a Roma durante l’udienza speciale di Papa Francesco ai Medici con l’Africa Cuamm. Ma mai avrei sospettato di poter incontrarlo. A posteriori tutto sembra guidato dal caso. Ed eccomi in sala Nervi in Vaticano la mattina del 7 maggio. Avrei dovuto recarmi in sala stampa e invece ho preferito sedermi tra le altre persone con disabilità. In primissima fila, si potrebbe dire ad ascoltare l’elenco dei successi, e le immense difficoltà, di questi. A fianco soprattutto di mamme e bambini: molte della azioni di questa Ong, infatti, sono rivolte alla maternità e al rispetto della salute delle donne.

Io con altre 9 mila persone stipate in sala Nervi in attesa di quell’uomo vestito di bianco che “viene dai confini del mondo”. Poi, verso le 12, la gente si accende lentamente come percorsa da una scossa elettrica. Fanno capolino le guardie svizzere con l’alabarda. E il Papa che percorre tra due ali di folla l’intera sala. Chi allunga una lettera, chi avvicina a Francesco i propri figli, chi scatta foto ricordo. L’incontro è l’occasione di proporre che la Giornata Mondiale del Malato dell’11 febbraio sia trasformata nella “Giornata per l’accesso alle cure per tutti”, perché tutti possano essere curati ed assistiti con dignità, anche i più poveri.

In una sorta di risposta il Papa, lancia un appello, denunciando che, ancora troppo spesso, il diritto alla salute è negato: «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale per cui l’accesso ai servizi sanitari non può essere un privilegio. La salute, soprattutto quella di base, è di fatto negata in diverse parti del mondo e in molte regioni dell’Africa. Non è un diritto per tutti, ma piuttosto è ancora un privilegio per pochi, quelli che possono permettersela».

 

Finita la cerimonia, Papa Francesco scende le scale del palco e si avvicina alla cinquantina di persone con disabilità collocate in prima fila, le abbraccia o le ascolta. Per tutte loro ha una carezza, una parola di conforto, un sorriso rassicurante. In mezzo agli altri io che abbasso il capo e ricevo la benedizione papale. Non potrò mai scordare l’occhiata del Papa che “ti entra dentro”, che sa scrutarti nel profondo, come un monito alle responsabilità che ciascuno, nel suo piccolo, ha nei confronti della società.

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