Storia, Uomini e luoghi

La festa di “San Michele delle Grotte a Fondovito” Storia di pellegrinaggi, di consuetudini, di innovazioni

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La Festa di “San Michele delle grotte a Fondovito” di Gravina in Puglia ha radici profonde e sicuramente risale all’ VIII – IX secolo, quando la città fu raggiunta e infeudata dai Longobardi. Questi, infatti, furono i primi a patrocinare l’evento miracoloso di San Michele apparso alla Sacra spelonca del Gargano, verso cui iniziarono i pellegrinaggi micaelici dal 492 dopo Cristo (data del primo pellegrinaggio e della consacrazione della spelonca da parte di monsignor Lorenzo, vescovo di Siponto). Da quell’anno i pellegrinaggi si sono istituzionalizzati con regole, comportamenti e percorsi. La tappa di Monte Sant’Angelo divenne obbligata per tutti i pellegrini che da Roma si dirigevano verso Gerusalemme, inbarcandosi nei porti di Puglia e Basilicata. La Via Francigena che attraversava l’Italia, comprendeva soprattutto tutte le tappe principali dei santuari mariani e micaelici rinomati e frequentati. Monte Sant’Angelo divenne tappa obbligata e con essa tutti i santuari micaelici minori che da esso avevano avuto ispirazione e filiazione. Il santuario di San Michele delle Grotte di Gravina fu una tappa della via Francesca o Francigena minore che si collegava alla via Appia  e alla Via Traiana.

I pellegrini che scendevano dal Gargano, facevano tappa al santuario micaelico di Minervino Murge, proseguivano per Gravina e prima di raggiungere il piccolo e sicuro porto di Scanzano Ionico, per far rotta all’isola di Rodi e poi Gerusalemme, passavano dai santuari mariani e micaelici di Picciano, di Matera, di Montescaglioso.

I Longobardi e i pastori della transumanza furono, certamente, gli esportatori del Culto di San Michele Arcangelo, che giunse oltre i confini della Murgia barese a Minervino Murge e a Gravina. Conquistatori longobardi e pastori  sollecitarono ed incentivarono i pellegrinaggi dei Gravinesi verso Monte Sant’Angelo. Qui i pellegrini onoravano il Principe degli Arcangeli a cui chiedevano benedizione e protezione delle loro persone, dei loro cari, dei loro averi  e persino dei loro indumenti o ricordi (reliquie-brandea) che si portavano a casa al fine di trasferire nella loro città la protezione di San Michele.

A Gravina il culto micaelico trovò allocazione propizia ed idonea nella spelonca naturale ed impervia, sita sul ciglio del kenyon del torrente “gravina” proprio al limite estremo dell’intricato bosco della “lama” che prendeva il nome dalla chiesa rupestre di “San Vito”.

Il toponimo “Fondovito” tramanda  la storia e spiega il soprannome di “ San Vito vecchio”.  I monaci eremitani della regola di Sant’Agostino avevano preso possesso e residenza nel villaggio rupestre, costituito dai Basiliani e Benedettini, e in quel luogo mantennero vivo il in onore di culto di San Vito presso la chiesa rupestre ad esso dedicata.   Il quartiere che si estendeva lungo la sponda del torrente “gravina”, dal basso di via Montepeloso sino ai piedi del piano della “Civita”,  prese il nome di “ Fudus Vitus “ in fondo a San Vito”. La primitiva chiesa di San Vito con i suoi preziosissimi e bellissimi affreschi bizantineggianti fu denominata “San Vito Vecchio”, dopo che gli eremitani di Sant’Agostino si trasferirono nel nuovo monastero e chiesa di San Vito, a ridosso della chiesa di San Giovanni Battista, che fu chiesa cattedrale sino all’XI secolo quando il normanno Umfrido fece realizzare la chiesa palatina con il ruolo di cattedrale per la ricostituita diocesi e per il vescovo Guido.

Gli abitanti del quartiere Fondovito adottarono il culto di “san Michele delle grotte”, mantennero vivo, lo incentivarono e lo tramandarono con il più sentito sentimento di devozione. Tanto è dimostrato dalla loro fede e credenza indiscussa, dovuta a momenti di particolare protezione del Santo sempre e in alcuni momenti delicati che la storia ha tramandato. Gli abitanti si assunsero la salvaguardia, manutenzione e la cura della chiesa santuario di San Michele presso cui si celebrava messa ogni mattina ed in circostanze di calamità e pericoli per i cittadini.

La chiesa divenne proprietà di culto di tutti gli abitanti del quartieri che la tenevano aperta per i devoti e, soprattutto per i pellegrini forestieri che affluivano costantemente.

Gli abitanti del quartiere chiesero ed ottenere dal Capitolo della cattedrale un sacerdote che celebrasse messa ogni giorno; chiesero ed ottennero il consenso a festeggiare l’8 maggio l’anniversario della prima apparizione di San Michele al Gargano, importato a Gravina dai Longobardi e dai pastori transumanti. Così, i Fondovitiani, dal lontano IX secolo, l’8 maggio, ricorrenza dell’evento sacro e miracoloso, organizzano e realizzano una festa perpetuando il rito religioso e le consuetudini popolari e folcloristiche. Per l’occasione abbellivano e consacravano il quartiere e le vie con i “Ballun o Brandea”, forme di reliquie, costituite da fazzoletti, nastri, indumenti, portati a Gravina dai pellegrini, dopo essere stati benedetti e santificati da San Michele del Gargano.

Si tramanda che presso la chiesa-grotta di san Michele affluivano sempre pellegrini che si moltiplicavano a dismisura in occasione della festa dell’8 maggio. Arrivavano perlopiù a piedi ma non mancavano gruppi di famiglie che arrivavano con vari mezzi di trasporto sin dal giorno 7 e si fermavano sino al giorno 9, partecipando con spirituale entusiasmo al rinnovo del ricordo della prima apparizione dell’Arcangelo al Gargano (490 e 492).  La tradizione della Festa con alterne vicende è ancora viva e sentita sia dagli abitanti del quartiere sia da tutti i devoti cittadini di Gravina.

Il 1925 il Culto di San Michele delle Grotte fu adottato da pii devoti di San Michele che costituirono la “ Confraternita di San Michele”, che ne cura ogni anno l’organizzazione del rito religioso, unitamente al ai canonici del Capitolo della Cattedrale, e si preoccupa di mantener vivo ogni particolare delle antiche consuetudini tra alterne vicende. Comunque, la Confraternita con il suo Comitato festa ha il grande merito  di assicurare al quartiere e alla città la festa con ogni buon ricordo di pia devozione al santo che ha miracolato la città in più occasioni. Per tali meriti San Michele fu elevato a Patrono principale della città con bolla di papa Clemente X del 10 marzo 1674. Per cui San Michele viene festeggiato sia l’8 maggio che il 29 settembre, date storiche della nascita del culto micaelico del Gargano.

Quest’anno (2016) la festa di San Michele delle grotte avrà una la durata di due giorni: 7 giorno di vigilia, 8 giorno di festa religiosa e civile con celebrazioni di messe, processione, fuochi d’artificio, addobbo delle vie del quartiere “Fondovito” con i “Balloni” multicolori e folcloristici come da antichissima consuetudine.

 

Gravina, 5 maggio 2016                                Fedele RAGUSO       

 

 

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