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Storia, Uomini e luoghi

PRODIGI DI SAN MICHELE ARCANGELO

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Il culto di “San Michele delle Grotte” di Gravina giunse, direttamente, dal Gargano, importato dai Longobardi con tutte le storie delle apparizioni dell’Arcangelo e i riti sacri che ne scaturirono e si perpetuarono.

La popolazione gravinese accolse con profondo sentimento di fiducia la protezione di San Michele che aveva dato certezze di protezioni e miracoli sia ai Longobardi e Sipontini, sia a molti devoti bisognosi. Fiducia e devozione si radicarono profondamente tanto da attribuire all’Arcangelo Michele suoi interventi miracolosi legati a reali eventi storici, quando la città e i suoi abitanti scamparono a pericolosi momenti tragici verificatisi in tre momenti distinti di storia locale (977, 1734, 1799). Gli scampati pericoli furono attribuiti alla protezione di San Michele.

Nel 1734, si raccontò: il comandante dell’esercito austriaco che assediava la città,  ebbe in sogno l’apparizione di S. Michele che gli ordinò di non assalire la città e di non far male ai suoi abitanti, a lui (a S. Michele) prediletti   e protetti.  San Michele, infatti, nel 1674 fu riconosciuto protettore principale di Gravina per meriti miracolosi.

Il 1674 monsignor Domenico Cennini, vescovo di Gravina, sollecitato dal popolo, dal clero, chiese ed ottenne da Papa Clemente X (10 marzo 1674) il riconoscimento di San Michele Arcangelo come protettore e patrono principale della città.

Marcello Cavalieri (1690-1705), vescovo di gravina, fu devotissimo di San Michele e strenuo difensore del culto micaelico, per cui scrisse Il pellegrino al Gargano. L’opera riporta tutta la storia di S. Michele con le memorabili apparizioni, con dovizie di particolari e circostanze. Tutto ciò sollecitò ed alimentò la fantasia dei cittadini tanto che, in ogni circostanza di scampato pericolo, riconoscevano una apparizione e protezione di S. Michele.

Nel  1727, monsignor Ferrero con un editto ricordò e consacrò l’intervento protettivo del Santo perché aveva custodito la città, gli uomini, gli animali, i campi da continui fulmini e temporali. Per questo e per altre azioni salvifiche invitava a pregare e ringraziare S. Michele.

1.      Primo episodio (977)  

I Saraceni assediarono la città, governata dai Longobardi di Pandolfo Capodiferro. Questi, che si trovava nei dintorni di Bovino, Ascoli e Venosa, mandò aiuti a Gravina costringendo l’emiro Abù al-Quàsim a togliere l’assedio. L’emiro, nel frattempo, conscio dell’arrivo dei Longobardi di Pandolfo, venne a patti con i Gravinesi. Essi stanchi del lungo assedio, delusi dalle inutili sortite contro gli assedianti, sfiduciati di ricevere aiuti,  pagarono una grossa taglia per evitare  saccheggi e  distruzione.

Il pericolo fu scongiurato all’inizio di maggio del 977. La fantasia del popolo, alimentata dal fatto che i  Longobardi avevano fatto di S. Michele il loro santo protettore, portato sui loro vessilli militari, attribuì a San Michele delle grotte in “Fondovito” il miracolo. La protezione cadeva nell’approssimarsi del giorno 8 maggio, ricorrenza memorabile dell’apparizione al Gargano (490).

2.      Secondo episodio (1734)  

Gli Austriaci, in guerra con gli Spagnoli, assediarono Gravina filospagnola con un esercito di 6.500 uomini. La popolazione riuscì a resistere all’assedio sino a quando giunsero gli Spagnoli, che misero in fuga gli assedianti. Lo scampato pericolo fu attribuito a S. Michele, in base ad  una singolare leggenda. Si raccontò che, durante la notte del 19 maggio 1734, un Santo guerriero (San Michele) fosse andato  in sogno al comandante austriaco ordinandogli di togliere l’assedio e lasciare incolume la città. Questi, la mattina del 20, protetto da bandiera bianca chiese di entrare in città, e dopo aver raccontato la storia della visione  ai difensori e al vescovo di Gravina, fu portato in cattedrale dove riconobbe in S. Michele il guerriero apparso in sogno. Pertanto, dopo essersi prostrato, lasciò in dono l’elmo d’argento, la spada e la lunga catenina d’oro che portava al collo.

Questa seconda protezione ebbe maggior eco e rimase più radicata: infatti l’evento fu siglato in un Inno a S. Michele, composto da Domenico Marchetti, musicista e compositore di Gravina. L’inno é ricordato e cantato da anziani, particolarmente devoti.

3.      Il terzo episodio (1799),

Siamo anche questa volta nel maggio 1799, in occasione dei fatti della Repubblica Partenopea, quando  i Sanfedisti capeggiati dal cardinale Ruffo imperversano per le contrade della Murgia. Questi, dopo aver sbaragliato le opposizioni dei rivoluzionari repubblicani, entrarono in Altamura saccheggiandola e uccidendo gli inermi superstiti.  I governanti  di Gravina, sconvolti  da tale evento, per scongiurare una simile sorte, inviarono al cardinale Ruffo una delegazione, capeggiata dal signor Saverio Meninni, fedele alla monarchia, che riuscì a convincere il cardinale ed il suo seguito di risparmiare Gravina.

Si credette al miracolo micaelico. Il Santo fu immortalato con la dedicazione di quella porta che avrebbe visto entrare il cardinale Ruffo e i suoi scalmanati seguaci.  Porta Reale (già S. Tommaso) divenne porta S. Michele proprio nel 1799, e sulla facciata destra dell’ingresso fu realizzata una nicchia, che accolse la statua del Santo, e sotto di essa fu riportato il memorabile anno 1799. Questa data si trova anche sui pilastri e su alcune pareti della grotta-chiesa S. Michele.

 

Gravina 2 maggio 2016                                       Fedele RAGUSO 

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