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Storia, Uomini e luoghi

Conclusione della Fiera - Cerimoniale

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La Fiera San Giorgio sin dal 1294, quando fu ripristinata da Carlo II d’Angiò, fu garantita e regolamentata da atti giuridici accompagnati da cerimoniali feudali, che garantivano l’organizzazione, lo svolgimento delle attività commerciali, la conclusione con le parate dei nobili e feudatari, obbligati dal sovrano a cimentarsi in tornei e spettacoli consuetudinari.

Dopo il privilegio che autorizzava il mercato fieristico e lo favoriva  con benefici fiscali e protezione militare e giudiziaria si passò agli atti di organizzazione e attuazione con la nomina del MASTRO DI FIERA. Questi veniva investito con apposita cerimonia con l’affidamento di ogni responsabilità. Il mastro era un governatore delle mercature generali, con alcuni mesi di anticipo o, addirittura, il giorno della chiusura della Fiera in atto, per consentire la buona organizzazione della edizione successiva..

La Fiera, dunque, era preceduta dal cerimoniale per la investitura del Mastro di Fiera, che veniva assegnata ad un mastro giurato, esperto di diritto amministrativo, commerciale, giudiziario, di ordine pubblico. Era una persona di fiducia del feudatario, non abitante della città, che doveva riscontrare il beneplacito del sindaco, degli eletti (consiglieri comunali) dell’intera Università degli uomini di Gravina (oggi diremmo un difensore civico con prerogative commissariali).

Il giorno stabilito, il conte riceveva presso la sua dimora il mastro giurato prescelto, che giungeva con tutti coloro che l’avrebbero aiutato prima e durante i giorni di fiera, con il Capitano della città e i suoi militi, con una rappresentanza di nobili e boni homies,  che facevano da testimoni e garanti. Il Mastro di fiera si accompagnava con un notaio, con un giudice, con i camerlenghi (con tale titolo si designava colui che amministra il tesoro e i beni delloStato e l'amministrazione da lui retta),  con un banditore, con altri esperti di mercatura e parate equestri di sua fiducia, che lo avrebbero aiutato alla organizzazione, allo svolgimento e alla realizzazione delle operazioni di mercatura e di quant’altro era previsto per consuetudine o per nuovi ordini del sovrano. Egli il giorno 17 del mese di aprile, dopo la lettura del privilegio istitutivo della fiera,  riceveva le chiavi della città dalle mani del sindaco e da quel momento e per gli otto giorni successivi assumeva i pieni poteri: del mero e misto imperio, del diritto di lancia e di spada, delle lettere arbitrarie. Il giorno 25 di aprile all’ora del tramonto si recava presso la piazza antistante il castello o dimora del feudatario, seguito dai suoi collaboratori, scortati dal Capitano e militi. Lì veniva ricevuto dal feudatario, dal sindaco, dalla popolazione,  e ad alta voce dava rendiconto delle giornate fieristiche,  ringraziava il sovrano, il feudatario i cittadini di Gravina  e consegnava le chiavi nelle mani del sindaco.

Il sindaco, a sua volta, con articolato e precisa relazione  esprimeva la valutazione generale sull’andamento della fiera, poi, prodigava elogi e ringraziamenti, auspicando e supplicando il sovrano tramite il feudatario e del mastro di fiera  nuovi benefici regii per la ventura edizione fieristica. Infine, dopo aver ripreso le chiavi (simbolo di delega assoluta e consegna della città) dichiarava chiuso l’evento fieristico, innalzando lode a San Giorgio, che aveva favorito il gran mercato, aveva protetto uomini e animali, che doveva proteggere tutti i mercanti sino al rientro alle loro residenze abituali.

 

Gravina 23 aprile 2016                       Fedele RAGUSO

 

 

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