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Storia, Uomini e luoghi

LA FIERA SAN GIORGIO CONTRASTATA DAGLI ALTAMURANI

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Gli Altamurani da sempre hanno cercato di sottrarre alla città di Gravina territorio ed ogni altra prerogativa istituzionale ed economica. Emblematica e rinomata fu la loro arbitraria invenzione secolare di un mercato o fiera di San Marco da celebrarsi il 12 aprile, contravvenendo alle norme di Fiere federiciane, angioine e aragonesi, che vietavano, innanzitutto, la nascita e istituzione arbitraria di mercati e fiere che, oltretutto, non dovevano interferire, ostacolare, danneggiare le manifestazioni commerciali di paesi vicini.

Purtroppo gli Altamurani, caparbiamente, si inventarono la celebrazione di una vera e propria fiera di San Marco, mai esistita e mai attestata da fonti pubbliche ed ufficiali.

La fiera gravinese, nonostante i privilegi e la secolare pratica, contrastata dai cittadini della città di Altamura che volle celebrare il suo mercato San Marco, 12 di aprile, e, precisamente, tra le rinomate fiere  di S. Leone di Bitonto e S. Giorgio di Gravina.

Tra le tre cit­tà nacque un contenzioso che approdò nel tribunale della Regia Camera della Summaria.  Il contenzioso  si concluse, giustamente,  a vantaggio di Bitonto e Gravina, che conservarono le loro fiere e stroncarono ogni velleità e arbitrarietà degli Altamurani .

Ottavio Serena, annalista altamurano, rifacendosi a semplici cita­zioni relative ad una presunta fiera S. Marco altamurana,  citata  da Santoro e Frizzale (storici di Altamura)  scrisse: “ Sì accese in questo anno (1660) l'antica ira tra la nostra città (Altamura) e quella di Gravina per la fïera che celebravasi ... dal 21 aprile al 28 di ciascun anno. Gravina sull'appoggio di un antico privilegio, voleva celebrarla in quei giorni medesimi. Ricorse Altamura in Regia Camera  …. La contesa durò per più anni e si venne spesso alle armi e fu versato molto sangue ... nel 1691, per. causa della peste, non si celebrarono le fiere di S. Giorgio e S. Marco, luoghi di approvvigio­namento, soprattutto di carne, della città di Napoli, che si venne a trovare in serie difficoltà alimentari; nel 1716 l’Università di Altamura sostenne la lite con quella di Gravina per la fiera; nel 1736-1740 cominciarono a dolersi della gra­zia della fiera ottenuta da Altamura tanto il duca e la città di Gravina quanto la Università e il monastero di S. Leone di Bitonto. La causa fu portarla innanzi alla Regia Camera della Sommarla, ma, ciònonostante, la nostra città continuò la sua fiera ai 12 aprile, dal 1735 al I740. La causa durò per parecchi anni, fino al 1902”. L’Università di Altamura perse più volte la contesa sino a quando gli fu interdetto di celebrare  il semplice mercato degli ovini che era solito fare, perché interferiva con le rinomate fiere di Gravina e Bitonto. Oltretutto i giudici della Regia Camera giustificarono il divieto di celebrare il mercato o fiera  perché la città di Altamura non aveva,  nelle vicinanze del colle su cui  trovavasi, sorgenti e pozzi di acqua potabile necessaria per uomini e, soprattutto, per gli animali.

La vertenza giudiziaria produsse contrasti, tafferugli ma anche tanta rinomanza alle fiere di Bitonto e di Gravina, che entrarono nei calendari fieristici del tempo e citate nei Dizionari geografici ed economici del Regno di Napoli.

La fiera di Gravina venne richiamata, ricordata e riconfermata in nuovi privilegi e provvedimenti delle autorità centrali e locali, preoccu­pate di mantenerla in vita e renderla economicamente produttiva. Si­gnificative furono le deliberazioni della Camera della Sommaria del 1634 e il real decreto di Ferdinando II Borbone del 1854 che ribadirono il diritto e privilegio, confermarono il suo calendario, tramandarono alle autorità postunitarie le prerogative di quell'evento storico-econo­mico.

 

 

Gravina, 18 aprile 2016                                                                    Fedele RAGUSO

Commenti (1)
LA STORIA CONTINUA ... SI RIPETE...CHI GOVERNA TACE E ACCONSENTE!
1Martedì, 19 Aprile 2016 07:37
indignato!

Ovvio che si subisce tacitando! Se si lascia fare e, per giunta, si riconoscono per glorie le appropriazioni indebite di tutto e di più, con ogni forma e con ogni mezzo, il nemico ride e continua a sottrarre, a contrastare, a sovrapporsi! Le glorie dei vicini sono frutto della ignavia senza limite dei governanti gravinesi contemporanei che, per loro convenienza personale, hanno sempre consentito di fare e strafare. Inutile citare fatti e misfatti, si conoscono bene! Prima o poi la pazienza ed il torpore potranno aver fine e produrre ciò avvenne nel passato remoto e prossimo! Il rispetto del vicino è la prima regola di civiltà che ogni comunità dovrebbe mettere in anteprima ad ogni velleità! Ridersela su una cittadinanza malgovernata non deve essere motivo di grandezza e orgoglio di forza! E' solo prepotenza ed arroganza ... che non aiutano a crescere in simbiosi ed armonia!

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