Gravina con il suo esteso e vario territorio fu da sempre produttrice di materie prime e soprattutto di prodotti agricoli (cereali, legumi, vini), di allevamenti pregiati di animali domestici per carni, latte, uova, prodotti caseari, insaccati di carni di suini.
Riusciva a soddisfare le esigenze dei suoi abitanti ed esportava in gran quantità, dopo aver soddisfatto gli obblighi con il vescovo ed i sovrani di turno.
La fiorente economia indusse i produttori locali ad istituire mercati, trasformando qualcuno di questi in appuntamento di scambio autorizzato dalle autorità del regno per conseguire protezioni e benefici di ogni genere.
La fiera che si teneva annualmente in primavera (mese di aprile) serviva per vendere i prodotti dell’annata precedente e rinnovare le aziende di nuovi attrezzi, giovani animali da lavoro e da allevamenti. Insomma un momento di scambi commerciali e culturali che attirava commercianti e acquirenti da tutto il Mezzogiorno.
Testimonianze antiche dichiarano che sin dal V secolo dopo Cristo (scrive Cassiodoro nelle sue Varie) a Gravina confluivano allevatori, agricoltori, commercianti dalle regioni meridionali per beneficiare del mercato gravinese ove ogni prodotto veniva calmierato e venduto con tutte le garanzie assicurate dalle istituzioni locali e dal governo centrale.
Quel mercato visse e subì le alterne vicende che toccarono la Magna Grecia, lo Stato di Roma, l’Impero romano, le invasioni barbariche, il Regno di Sicilia, il Regno di Napoli, il Regno d’Italia. Comunque, la fiera ed i mercati di Gravina riuscirono a resistere e sopravvivere per tramandarsi sino ai nostri giorni.
Nelle altalenanti vicissitudini subì anche qualche battuta di arresto di breve e di lunga durata. Si trattava di minor afflusso di commercianti e ridotti scambi e guadagni. Per cui dopo il periodo di stanca delle dominazioni normanno - sveve la fiera riprese vivacità e importanza durante le Crociate, quando operarono i monaci guerrieri Templari, Gerosolomitani, Teutonici.
I cavalieri Templari furono i protagonisti del rifiorire e sviluppo della fiera (san Giorgio) gravinese che prese il nome della chiesa rupestre dedicata a San Giorgio, ubicata in luogo strategico del territorio circostante la città, atto ad accogliere uomini, animali, merci e di ogni genere.
L’avvento degli Angioini coincise con le dinamiche intraprendenze dei cavalieri Templari, imparentati con i re angioini e, oltretutto, detentori di alte cariche prestigiose e con deleghe commerciali per acquisire derrate e animali da esportare in Terra Santa.
Negli anni di regno di Carlo I e II d’Angiò, gran maestri templare di Puglia furono il loro parente Guglielmo de Beaujeux (Belloioco), cugino di Luigi Belloioco conte di Gravina. Nel 1294 frate Goffredo di Pietraverde, maestro dei Cavalieri templari di Puglia, fu un fervido promotore e sostenitore della supplica di ripristino delle Nundine unitamente al conte Giovanni Monfort, al sindaco De Vita e ai cittadini di Gravina.
.La fiera di Gravina fu per propizia ai Templari proprio per il periodo in cui si celebrava e per la possibilità di acquistare tutto ciò che serviva a buon prezzo e con le migliori qualità. Per tali ragioni si prodigarono a sostenere le richieste dei cittadini di Gravina per ripristinare le antiche Nundine con tutti i privilegi di garanzie ed esenzioni fiscali.
TESTO DEL PRIVILEGIO DI RIPRISTINO DELLE NUNDINE
(tradotto dal latino)
Barletta, 11 gennaio 1294, VII Indizione
“ Carlo II d’Angiò, per grazia di Dio, re eccellentissimo di Gerusalemme e di Sicilia, duca di Apulia, principe di Capua, conte di Provenza e Forcalqueri, nel nono anno del suo regno, rende noto a tutti quanti che, disposto alquanto benevolmente verso le richieste del vescovo Giovanni, di tutti presbiteri e degli uomini della città di Gravina con l’intercessione di Frate Goffredo di Pietraverde, maestro dei Cavalieri templari di Puglia e in considerazione anche dell’interessamento del signor Giovanni di Monfort, conte di Squillace e Montescaglioso, camerario del Regno di Sicilia, signore della terra di Gravina, in verità concede che le NUNDINE generali delle mercanzie si svolgano nel luogo che si chiama San Giorgio, fuori della stessa città di Gravina, dove in altro tempo si era solito tenere siffatte nundine, ogni anno nel giorno di San Giorgio, nel mese di Aprile, della durata di otto giorni, 5 naturalmente prima di detto giorno e due subito dopo, calcolando il giorno dello stesso Santo, nello spazio degli stessi otto giorni, purché si tenga conto di non arrecare danno alla cosa pubblica e senza pregiudizio dei vicini.
Ordiniamo ai Giustizieri di Terra di Bari e Basilicata e a tutti i capitani, loro sudditi che nei giorni delle nundine i nostri uomini d’arme proteggano tutti i mercanti che concorreranno con le loro merci ed animali da ladri e rapinatori. Vogliamo che alle nundine concorrano tutti i nostri sudditi principi, conti, baroni, cavalieri ove potranno ammirare i più bei cavalli della nostra marestalla e delle nostre masserie. Qui dovranno dar vita a gare di cavalleria e torneare per gran gaudio dei cittadini e di tutti i partecipanti. Perché la nostra concessione sia duratura ed integra nel presente e negli anni futuri ordiniamo che ogni contravventore sia sottoposto ad una ammenda di mille oncia d’oro” .
Gravina, 8 aprile 2016 Fedele RAGUSO
Da Potente Famiglia Pistoiese, nasce a Roma nel 1641 ed ivi muore nel 1695. Inviato dal Papa a Colonia per la conferenza di Pace nel 1673 , viaggia per tutta l' Europa per almeno 15 anni. Al suo seguito vi erano fra gli altri collaboratori alcune Guardie di Collettoni Alemanni armati di carabine a 2 canne, oltre a 48 tedeschi colle alabarde, 10 lacchè,settanta staffieri da campagna . La sua meta in Puglia era sempre Altamura. Pacichelli, nominato agente generale di Altamura dal 1677 al 1679---Governatore Farnesiano dal 1686 al 1687. N.B. nel 1834 sulla gazzetta ufficiale del governo reale di COLONIA -Germania, viene citato un certo Signore con nome : NICOLAUS BERLOCH di Uberherrn località tedesca nel Saarland. D.Berloco
Errori e correzioni : Guglielmo de Beaujeu e non Beaujeux , con Louis de Beaujeu ( Bellojoco ) erano fratelli, vedi albero genealogico e studi precisi in mie mani. Berloco viene citato ed esistente in Altamura solo a partire dal 12 marzo 1699, con la la nascita di Donato Antonio Berlico e poi dopo vari errori da Berluogo, Bellomo, Bellico, poi Belloco si alterna con Berloco e dai primi del 1800 definitivamente in Berloco. Questa conclusione che Berloco derivi da Bellojoco potrebbe essere favolistica se non supportata da documenti conservati forse in Gravina , Matera o altrove. Ho studiato le vicende e i viaggi dell' Abate e Nunzio Apostolico Giovan Battista Pacichelli inviato in Germania e nord Europa per molto tempo.. Berloco potrebbe discendere da Berloch- Berlock- Bernloch ( tedesco-boemo) al seguito dello stesso Pacichelli il quale come meta privilegiava Altamura , della quale per 2 bienni ne ha controllato l' amministrazione. Pacichelli è morto nel 1695. Poi compare la famiglia Berloco ( italianizzato ? ) , che inizia con Paolo sposato con Veneranda Manfredi prima del 1699, ma dove ancora non si sa. Donato BERLOCO
è possibile ,vero,o falso che discendenti di luigi belloioco conte di gravina, siano oggi le famiglie berloco ?? grazie ,cordiali saluti berloco.