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Cronaca

Gli affreschi si salveranno: giunge da Roma il bollettino della speranza

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Mentre vergavo la lettera da inviare, per il tramite delle testate giornalistiche locali, che ringrazio sinceramente, alle associazioni culturali di Gravina per spronarle, per svegliarle dal torpore sulla vicenda degli affreschi di San Vito Vecchio, cercando di smuovere le acque, di buttare una pietra nello stagno, ho pensato di illudermi. Dopo aver constato il mancato riscontro, tranne, per onestà intellettuale, alla sola eccezione, rappresentata  dall’Archeoclub, che ha risposto con l’intervista rilasciata a Vincenzo Varvara, per conto di  Murgiatime, mi son dovuto ricredere e confessare, senza pudore, che mi ero illuso, che mi sono illuso, pur non essendo ingenuo ma sorretto solo da una lieve speranza. Ho dovuto prendere atto e avere la netta e candida conferma che cozzavo contro un insieme di putride sigle, inconsistenti, inconcludenti, inesistenti; contro soggetti senza personalità, intrisi di viltà, riottosità, ignoranza, sprezzante cinismo, rancorosa bile; con dei pavoni mistificati e mistificanti. Pletoriche, fantomatiche e faraoniche aggregazioni presenti e visibili solo sulla carta, quella adatta a dimostrare e significare il proprio ed incallito servilismo. Alla viltà e alla resa non ho risposto con le stesse armi spuntate. Da solo, senza dover, fortunatamente, ringraziare nessuno, senza scoraggiarmi, e di questo posso andare fiero ed orgoglioso, sono andato avanti fino al punto da poter annunciare alla città che la vicenda affreschi è stata incanalata, dopo varie insistenze e interventi presso le persone adatte e gli ambienti idonei, sui giusti binari, se devo stare all’ultimo bollettino medico che giunge da Roma, esattamente dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro. In realtà cosa è successo? Dopo una lettera da me scritta ed indirizzata, contestualmente a quella diretta alle cosiddette associazioni culturali gravinesi, alla direttrice dell’Istituto romano, l’architetto Gisella Capponi, (nella foto), con la quale chiedevo solleciti interventi, lumi sulla incomprensibile, inopportuna e inopinata procedura seguita nel coinvolgere la Soprintendenza regionale della Puglia, già inadempiente, dal luglio del 2013, data in cui annunciò, tramite lettera di ringraziamento e di ricezione del plico, dopo essere venuta in possesso della relazione finale sulla diagnostica redatta dal dottor Giuseppe Fabretti, (nella foto), direttore del Laboratorio di Diagnostica Multispettrale del medesimo Istituto, che avrebbe informato il citato Istituto sulle iniziative che sarebbero state adottate in merito alla vicenda, soprattutto ma, anche, alla luce della continua assenza e latitanza della stessa Soprintendenza, evidentemente recidiva a reiterare le proprie inadempienze, nonostante la voglia di effettuare un ennesimo, quanto sprecato sopralluogo, svoltosi intorno alla fine di dicembre dello scorso anno, senza, peraltro, dopo oltre tre mesi, aver prodotto nessun riscontro finale e conclusivo sulla visita. Anche qui sembra cadere la solita cortina del silenzio, nel senso che l’Istituto non replica, non risponde. Invece, la dottoressa Capponi, pur non avendo dato seguito al mio scritto, ha pensato bene di convocare nel suo ufficio romano il dottor Fabretti, il quale, dopo aver messo in atto la sua preziosa opera di ricostruzione di tutta la storia, a cominciare dagli inspiegabili ritardi e gli ingiustificati silenzi di un ente di Stato, quale la Soprintendenza, per finire  ai risalti che ne stava dando la stampa locale, non da ultimo La Gazzetta del Mezzogiorno, con l’articolo apparso a firma di Marina Dimattia, ha deciso di procedere, anche sulla base della proposta formulata dal direttore del Laboratorio, in questo modo. Evidentemente, come primo atto, inviare una lettera alla Soprintendenza della Puglia per la richiesta di alcuni chiarimenti e, in secondo luogo, informarla che l’Istituto intende avocare a se il recupero degli affreschi e l’eventuale restauro servendosi di un Laboratorio didattico sperimentale, attraverso gli alunni della propria scuola di restauro. In buona sostanza, in via preliminare e propedeutica, le acque, che sembravano essersi stagnate o addormentate, pare si stiano destando. Ovviamente, non da sole e né grazie a chi era convinto che quelle opere murali non abbisognassero di nessun tipo di intervento, anzi a smentita di ciò va letto l’ultimo bollettino medico proveniente da Roma e che va nella direzione, da sempre, prospettata dal sottoscritto. Scherzando troppo su un fatto serio, a rischio, di una gravità unica, sono trascorsi inutilmente circa tre anni tra la fase di interregno della Fondazione, in attesa della nomina del nuovo C.d.A,  la conseguente vacatio,  il rodaggio dei nuovi e freschi arrivati e il sonno profondo, diciamo anche menefreghismo? della Soprintendenza. Finalmente siamo ai primi concreti e decisivi passi, sempre che la suddetta Soprintendenza non si lasci avvolgere dall’atavica sindrome del ghiro. Vigilerò, controllerò, solleciterò. Continuerò ad essere il testardo della coerenza, così come lo sono stato finora, senza dover dare conto a nessuno, se non alla mia coscienza, cercando di svolgere e continuare a svolgere dignitosamente, disinteressatamente, fino in fondo,  il mio dovere di cittadino, pur se come si dice in gergo, mi sono fatto molti nemici. Diceva Martin Luther King: “per farsi dei nemici non è necessario dichiarare guerra, basta dire quello che si pensa”, a differenza di tanti, di molti che si ritrovano e si rispecchiano nel pessimismo, nello scetticismo, nella rassegnazione e nel fatalismo negativo. “Coloro che dicono che il mondo andrà sempre così come è andato finora contribuiscono a far si che l’oggetto della loro predizione si avveri”. (Kant)

 

Giuseppe Massari

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