Politica

Le allegre Commissioni Consiliari (quarta puntata)

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Siamo giunti alla fine di un racconto surreale, ma vero e condiviso da molti nostri lettori. Una iniziativa editoriale che ha trovato riscontri positivi e l’apprezzamento dei cittadini, che attraverso queste pagine, hanno conosciuto cose che il Palazzo ha sempre cercato di nascondere e tacere. La puntata odierna è riferita ad una seduta che porta, finalmente, a differenza di quelle di cui ci siamo occupati in precedenza, la data precisa, comprensiva dell’anno solare in cui si è svolta: 22 ottobre 2009. Abbiamo fatto un passo avanti. Hanno fatto un passo avanti. Bontà loro! Prima di procedere, vogliamo premettere e precisare un aspetto che abbiamo, involontariamente, tralasciato. Per la composizione delle Commissioni, nel rispetto del numero dei membri assegnati, nella ripartizione tra maggioranza e minoranza, è uso frequente, in tutti i consessi istituzionali, individuare una stessa persona che è membro di più Commissioni. Questo, ovviamente, ha portato a scoprire che qualcuno possedeva, umanamente strano, il prezioso e raro dono dell’ubiquità, come si evince dall’indagine e dagli accertamenti in corso e acquisiti agli atti da parte della Magistratura. Persone, o che risultavano presenti, contestualmente, a due sedute diverse, o, addirittura, persone che risultavano a lavoro, in servizio, presso le loro amministrazioni, e che, al tempo stesso, figuravano attivi e partecipi ai lavori delle Commissioni consiliari. Per ora, è solo un caso all’esame degli inquirenti. Non si esclude che possano venire fuori altri nomi eccellenti, soprattutto di coloro o di qualcuno che, con qualche fuga in avanti, cerca di difendersi e minacciando, giustificandosi secondo il migliore detto latino: excusatio non petita, accusatio manifesta; cioè, Scusa non richiesta, accusa manifesta, o più esattamente, per rendere più spicciola l’idea: se non hai niente di cui giustificarti, non scusarti. Torniamo al racconto. Di cosa hanno parlato le allegre comari di Windsor nella seduta, iniziata alle 16.00 e terminata alle ore 17.00, naturalmente: “dopo ampio confronto”, durante il quale, una solo dei suoi cinque membri “chiede al Presidente di conoscere lo stato dei finanziamenti dei “Bollenti Spiriti” e una ricognizione generale sulla politica giovanile”. Non risultano esserci altri interventi, per cui non si capisce cosa significa scrivere a verbale:”dopo ampio confronto”. Forse, siamo noi a non conoscere la lingua italiana nel suo significato lessicale e verbale. Pazienza. Nessuno è perfetto! Alla avanzata richiesta, “Il Presidente si impegna pertanto a richiedere tutta la documentazione necessaria al Dirigente per poterla approfondire in Commissione”. Finito il capitolo. Finita la storia, la telenovela, lo sceneggiato andato in onda, come gli altri, a spese dei cittadini, in pieno dispregio di quelle che dovrebbero essere le riduzioni dei costi della politica. Qui, come non mai, un taglio netto a questi sprechi s’impone, sarebbe salutare, opportuno, doveroso, improcrastinabile e necessario, perché continuare a pagare, dopo aver già pagato, con i soldi del pubblico erario, cioè, dei cittadini, le sagre dell’inutilità, sarebbe perpetrare un delitto, un attentato alle tasche dei contribuenti; una farsa perditempo da eliminare da parte di chi sta sempre pronto a succhiare, da buon vampiro, dicono competente ed esperto, non a caso occupa quel posto nell’organigramma e nell’assetto infernale, diabolico e demoniaco, chiamato comune, le midolla economiche dei gravinesi. Abbiamo capito l’inopportunità di questi organismi pletorici ed inutili. Ne invochiamo l’abolizione. Chiediamo che finisca l’allegra compagnia dei commensali della tavola bandita a loro comodo e piacimento. La triste storia, finalmente, ha assunto i connotati di una vicenda giudiziaria, che, speriamo, vada a buon fine. Faccia restituire il maltolto ai colpevoli. Venga ripristinata la legalità nelle forme e nella sostanza. Se poi, ma non vogliamo augurarcelo, nessuno sarà ritenuto colpevole, ma non per questo, ancora, meritevole di un consenso politico, vorrà dire che ci saremo sbagliati; che ci siamo sbagliati; si sono sbagliati i giudici, e, avanti con le allegre e scanzonate scampagnate al bar di via Veneto, dove i famosi quattro amici, (Gino Paoli, docet), che vogliono: “cambiare il mondo destinati a qualche cosa in più che a una donna ed un impiego in banca parlando con profondità di anarchia e di libertà, tirando fuori i perché e proponendo i farò.”

 

Giuseppe Massari

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