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Le allegre Commissioni Consiliari (prima puntata)

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Crediamo sia noto a tutti l’affare Commissioni consiliari del Comune di Gravina, finito nell’occhio del ciclone ed oggetto di giudizio dinanzi al tribunale di Bari. Diciannove persone indagate, con il rischio che la famiglia si allarghi, e che cioè anche altri consiglieri attuali ed ex, o assessori passati e presenti, nonché qualche altro funzionario o persone più di spicco, fin’ora nascoste e sfuggite alla iniziale parte d’inchiesta, possano finire nella rete giudiziaria. Questo aspetto, forse, emergerà nel corso della prossima udienza, fissata per il 6 febbraio 2014. In attesa di sviluppi ulteriori e della possibilità che il Comune si costituisca parte offesa nei confronti di coloro che avrebbero commesso una colossale truffa, intascando, forse, soldi non dovuti , o esageratamente sproporzionati al reale lavoro istituzionale espletato, ci piace rileggere e far leggere agli utenti alcuni stralci dei verbali delle famose Commissioni, dai quali si evince, non solo lo sperpero di denaro pubblico, ma la inutilità degli argomenti affrontati, senza un regolare ordine di lavori; senza un ordine del giorno con argomenti precisi; senza sapere e conoscere quali apporti, questo organismo, ha fornito al Consiglio comunale o alla Giunta per la risoluzione dei tanti, gravi ed annsi problemi, ancora sul tappeto, mai risolti e mai portati a compimento con atti deliberativi. L’unica cosa che è stata, affrettatamente, portata a conoscenza dell’opinione pubblica, è stato il fatto che le Commissioni da un numero di otto sono state ridotte a cinque. Per quello e su quello che hanno discusso, quasi, i componenti, fossero al bar dello sport, lo leggeremo strada facendo;  sulla loro inutilità e sulla scarsa valenza e incidenza che hanno avuto e hanno sui lavori consiliari, non abbiamo difficoltà a ribadire che dovrebbero proprio non essere più previste. Dovrebbe essere apportata una modifica dello e allo Statuto, perché vengano cancellate. Neppure, più l’ombra. Neanche mezza commissione, se è poi vero, necessario, doveroso ridurre gli inutili ed esosi costi della politica. Le Commissioni hanno un valore se producono elementi, atti di pubblica utilità, dei quali viene dato e fornito un resoconto alla città, nelle forme ritenute più consone alla trasparenza. Dagli atti ufficiali, tutto questo non emerge. Un verbale tipo: il 336 del 24 febbraio 2011, peraltro, scritto a mano. Un verbale in cui non si legge l’ordine del giorno per cui la Commissione è stata convocata. Una seduta in cui non vengono approvati i verbali delle sedute precedenti. Una riunione di quattro amici al bar. Dal citato verbale estrapoliamo, integralmente: “Il presidente accertato il numero legale, dichiara valida la seduta. Il presidente, in apertura dei lavori, pone all’attenzione della Commissione, le dimissioni del Sindaco(Giovanni Divella n.d.r.). Il consigliere Calderoni, personalmente esprime solidarietà alla persona Giovanni Divella, politicamente ritiene che questa decisione sia la naturale conseguenza di più di un anno di stasi e di stallo. Il presidente, pur non condividendo l’analisi del consigliere Calderoni, esprime vivo rammarico per la decisione del sindaco e auspica un ripensamento nei prossimi giorni. Il consigliere Stragapede, concordando con l’analisi e le motivazioni del presidente, chiede che la commissione in questi giorni segua regolarmente, il calendario delle convocazioni. La commissione dopo ampio dibattito si aggiorna e termina i lavori alle ore 19.00”, (essendo iniziata alle ore 17.30 n.d.r.). A parte l’italiano, che lascia a desiderare, sul quale stendiamo un velo pietoso; a parte la frase: dopo ampio dibattito, cioè tre persone, su cinque, che si intrattengono su di un argomento di pertinenza del Consiglio comunale, ritengono di poter sottoscrivere un atto ufficiale, dichiarando di aver svolto un ampio dibattito? Come si vede, c’è da trasecolare. Non solo per quello che è stato scritto e riportato, ma per l’inopportunità di una seduta che ha fatto scattare il regolare gettone di presenza per discutere del nulla e sul nulla, visto che una Commissione consiliare ha ragione d’essere e di esistere per istruire, semmai, facilitare l’iter di argomenti e proposte da vagliare, da illustrare, argomentare e portare all’attenzione della massima assise cittadina o dello stesso esecutivo. Questo caso, come altri che vedremo in seguito, è emblematico di come si sia andati nella direzione contraria; nella direzione opposta di chi ha previsto la costituzione di certi organismi in grado di alleggerire prassi, tempi e modalità di discussione delle tematiche inerenti la vita cittadina, e non per bivaccare su argomenti generici, privi di proposte, di suggerimenti, di idee ed iniziative da adottare. Fa bene, quindi, la Magistratura, a volerci vedere chiaro. Speriamo, e ci auguriamo, che veda bene. Senza strabismi, senza daltonicità o daltonismo politico. Fine della prima puntata. Alla prossima, durante la quale vi racconteremo le altre storielle degli amici che si ritrovano al bar, in via Veneto, presso il Palazzo di città, non per ammazzare il tempo, come di solito avviene nei locali pubblici, abitualmente frequentati da comitive di clienti, consumando qualche caffè o sorseggiando qualche aperitivo, ma per motivare e giustificare la riscossione del gettone di presenza, riteniamo, meritatamente sudato e guadagnato, a seguito del lavoro proficuamente ed efficacemente svolto e prodotto, per il bene e nell’interesse della città.

Giuseppe Massari

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