Politica

Le primarie del PD a Gravina: vince chi perde.

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Sulle primarie e per le primarie, il PD gravinese , va in controtendenza. Suffragi a maggioranza, il 57%, per colui che è stato sconfitto a livello nazionale, cioè Gianni Cuperlo. Il neo segretario, invece, a Gravina, sostenuto dai suoi boy scout, si è attestato intorno al 40%. In sostanza, chi vince nella nostra città, è il primo cittadino, schieratosi, obbediente a prono a D’Alema. Chi esce sconfitto, può consolarsi che il proprio candidato, nel resto d’Italia, ha sbaragliato, non smentendo i pronostici della vigilia. Di fronte a questo non inatteso risultato, almeno per quanto riguarda la nostra città, si pongono alcune considerazioni. Intanto, il Pd ha un segretario cittadino d’alemiano, per averlo scelto precedentemente, sulla scorta degli appoggi ricevuti dall’ex, attuale, primo bambino che siede sul seggiolone sulla di Palazzo di città. Il Pd locale ha conseguito la vittoria perché il candidato alla segreteria nazionale era appoggiato sempre dall’enfant prodige di via Veneto, il quale, stranamente, piuttosto che ispirarsi al nuovo che  Renzi dovrebbe rappresentare, si è laegato e condizionato alla corte dei notabili, degli esclusi e dei perdenti. Dei notabili, dei baroni del partito, a coloro che, comunque, sise sia pure sconfitti non demorderanno, al di là delle dichiarazioni ufficiali. Non dimentichiamo che, D’Alema con ruoli o senza ruoli, ma per la sua carica dirompente di leader ha fatto fuori Occhetto, Veltroni, Rutelli, Bersani. Stiano tranquilli i renziani. Non avranno vita facile. D’Alema continuerà a condizionare, ad essere il leader di un partito, che non si rassegna possa o sia destinato a morire democristiano. Per questa ragione, il leader Massimo non demorderà e non consentirà questi scivoloni. Tra l’altro, un neo segretario, caldo e fresco del successo ottenuto nel giorno delle primarie, che saluta la vittoria dicendosi contro gli inciuci, cioè chiaro riferimento polemico contro D’Alema, ritenuto, secondo il suo pensare il suo dire, autore e fautore di quegli inciuci che ci sono sempre stati nel panorama politico italiano; dalla Bicamerale, alla legge elettorale; dai governi delle larghe intese, significa che non avrà vita facile, anzi, vita grama. Renzi, da considerare un pallone gonfiato d’acqua, pronto e buono solo per i gavettoni, rappresenta il nuovo delle parole; il nuovo delle chiacchiere. Se sarò un segretario che se non potrà fare il segretario, ha detto durante i comizi della sua campagna elettorale, è meglio non votarlo. La gente, ciecamente gli ha creduto, perché la gente insegue facilmente il nuovo, firma con molta facilità le cambiali in bianco. La prova ce l’abbiamo noi, in questa città sfortunata, ma non tanto, solo, forse, perché ha un elettorato debole, fragile, altalenante, inciuciato con gli affari e gli interessi, anche quelli più sporchi e squallidi, che si ritrova il sindaco peggiore di tutti i tempi. Colui che ha promesso e ha ignorato che doveva essere ostaggio, ricattato e che non avrebbe mai potuto realizzare il suo programma di cambiamento. Costui sapeva, ma spudoratamente ha mentito, così come Renzi. Sa che non ce la farà, ma ha approfittato, facendo leva sui sentimenti, sulla emotività, sulle bancarelle della ipocrisia, della bugia e della menzogna. Questo è il quadro che si presenta all’indomani delle primarie, inutile farsa, inutile carosello, perché essea hanno solo il merito di dividere e non di essere imitate o scimmiottate come paravento di partecipazione democratica. Anzi, queste primarie hanno stufato. C’è già indigestione. Ci sarà, tra non molto il rigetto, perché, al di là di certi entusiasmi di tromba e di squilli, non si può pensare che 365 giorni all’anno debbano essere dedicati alla politica, alle campagne elettorali per i partiti, per il rinnovo delle istituzioni, per i candidati di coalizione, da scegliere quali candidati per il rinnovo del Parlamento. Diciamo basta a questa inutile farsa, perché non apporta elementi liberi di novità, ma elementi, quelli si, tutti condizionati da chi sceglie per calcolo e per profitto.

Giuseppe Massari

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