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Politica

Puntiamo sulla intitolazione.

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Se sono vere le voci che circolano sulla imminente apertura dell’ospedale della Murgia, al di là di certe facili e di inutili entusiasmi; al di là delle persone o personalità che potrebbero presenziare alla cerimonia inaugurale; al di là di certi personali convinzioni e convincimenti di qualcuno, è ora di puntare e sprigionare tutte le migliori e sane energie fisiche, culturali, morali, giornalistiche, ecclesiali e politiche per vedere intitolata la nuova struttura al papa pugliese, Benedetto XIII, secondo una mia vecchia e antica proposta mai accantonata, almeno per quanto mi riguarda; per non assistere all’ennesimo scippo, ad opera degli altamurani, i quali, da par loro, hanno provato ad avanzare proposte successive, quanto meno con la scorrettezza che gli è congeniale. E’ necessario mobilitarsi, fuori e al di fuori dagli schematismi delle appartenenze, perché è una battaglia di civiltà, di avanguardia e non di retroguardia; è una battaglia che onorerebbe la Puglia, l’intera regione e non la nostra città, il nostro territorio o l’attuale e possibile bacino di utenza. E’ una battaglia di civiltà, perché non è una campagna di campanile; di sterile o arrogante campanilismo. E’ ora di tornare alla carica delle istituzioni regionali, con l’impegno di tutti coloro che credono nella bontà dell’idea e della proposta. E’ ora che certe istituzioni, soprattutto quelle che sventolano, quotidianamente, stracci di  notizie ed informazioni, dondolandosi e cullandosi sulla marea dell’aria fritta; di sgrammaticate proposizioni e scorrette formulazioni lessicali; quelle che si stanno illudendo che una rondine può fare primavera; quelle che spendono, spalmano e spandono conigli, ventriloqui e grilli parlanti. E’ ora, che chi ha venduto e svendendo gioielli e tesori di famiglia, per costruire l’ennesima ed ulteriore cattedrale nel deserto; il nulla del nulla, il nulla sul nulla, si decida ad ingaggiare una seria battaglia per avere un sano punto di riferimento storico e culturale verso una persona che, forse, non sarà mai proclamato santo, nonostante l’apertura di un Processo per la beatificazione e canonizzazione, arenatosi,  fermo, congelato, purtroppo, per una serie di ragioni, di errori insiti nella superficialità con cui è stata affrontata la Causa, compromettendo metodo e merito, sulle sabbie  e sugli arenili dell’immobilismo. Qui si parrà la vostra nobilitade, direbbe il poeta. E’ ora di riprendere in mano le ragioni dell’orgoglio di cittadini feriti dagli sciacalli senza tempo, senza scrupoli e senza pudore; da ladri incalliti e da furfanti di professione. Non possiamo permettere di farci annettere e fare una certa storia a chi di questa ne ha fatto scempio, con arroganza, con meticolosa malvagità, con puntuale malafede. E’ ora di rimettere nella nostra cassaforte almeno quella parte di storia di cui dovremmo essere gelosi, soprattutto perché altri non la posseggono e né possono pensare di vantarla, come hanno fatto, in passato, per altro, secondo le scorribande educative della loro malattia chiamata disonestà. Come cittadini pugliesi, appartenenti a questo territorio, abbiamo il dovere di essere custodi di una storia che non può essere barattata; che non può essere confusa e collusa con altre; che non può essere sacrificata o umiliata da nessuno: nè sull’altare del nord o del centro e nè su quello del compromesso o della supponenza o della sudditanza. Noi, non accettiamo di essere considerati sudditi. Meno che meno da parte di supponenti, presuntuosi, ignoranti, poveri, sotto tutti i punti di vista. Coralmente, tutti facciano la loro parte. Quella che compete a chi non deve essere, continuamente, soggetto a scippi e furti. Coralmente, quelli che si sentono feriti da certe arroganze o da certe dimenticanze. Tutti, dobbiamo puntare ad ottenere, legittimamente, una cosa che unisce e non divide. La persona di questo papa è viatico di unità, al di là di certi interessi di bottega, intinti ed intrisi al colore di una bandiera politica. Giuseppe Massari

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