Politica

FLOP PER I REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA

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Passerà alla storia come il flop dei flop questo referendum sulla Giustizia, il quorum non è stato raggiunto. In pratica la più scarna performance referendaria di tutti i tempi, con differenze minime tra un quesito e l'altro.

Per trovare il flop dei flop bisogna tornare indietro di 13 anni, al 2009  ai tre referendum promossi da Mario Segni e Giovanni Guzzetta. Tema dei quesiti proposti: l’assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata anziché alla coalizione; stesso meccanismo anche per il Senato; impossibilità per una stessa persona di candidarsi in più circoscrizioni. Alla chiamata rispose solo il 23% degli italiani

Dal 1946 a oggi sono stati 67 i referendum abrogativi: alcuni, come quello sul divorzio (1970) e sull’aborto (1981) hanno segnato lo spartiacque dei diritti nel nostro Paese e hanno avuto percentuali altissime di affluenza. Il 79,4% l’aborto e l’87,7% il divorzio.

Ma già l’ultimo referendum (17 aprile 2016) sulle trivelle, raggiunse appena il 31,18% di votanti: andò a votare un elettore su tre.

Quanto ai risultati, su due dei cinque quesiti la vittoria del sì non è schiacciante come si poteva immaginare. Sull'abolizione della legge Severino il no raggiunge quota 45 per cento. Sui nuovi limiti alla carcerazione preventiva il 43 per cento. Larga, invece, la maggioranza dei sì sugli altri quesiti: 75% di sì alla separazione delle funzioni dei magistrati; 73% sul diritto di voto agli avvocati nella valutazione dei magistrati; 73% anche per l'abolizione delle firme per le candidature al Csm.

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