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Cultura ed Eventi

APPIA REGINA VIARUM

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Ho letto con molto interesse la notizia, riportata dalla redazione di Murgiatime, riguardante l’avvio dei lavori per la determinazione della via Appia, che fa riferimento al  progetto:   APPIA REGINA VIARUM, voluto dal ministro per i Beni e per le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini e finanziato, nel 2020, con 20 milioni di euro all’interno del piano cultura e turismo varato nel 2016.

Ho appena concluso uno studio sull’argomento, che intendo pubblicare a breve, frutto di anni di studi   e   ricerche   effettuati   su   testi   e   testimonianze   certificate,   non

ritenendomi, certamente, un archeologo. 

Ho potuto appurare come, da tempi antichi, studiosi e ricercatori   si  siano affannati  nella  definizione di  una direttiva,  la più plausibile   possibile,   che   potesse   avvicinarsi   a   quella   disegnata   dai romani.  

L’unico dato certo emerso, finora, è che, sul tratto Venosa-Gravina-Taranto, i tre centri hanno ricoperto un ruolo determinante e fungono da bussola per la definizione del tracciato.

Determinare il tratto che conduceva a Gravina è di notevole importanza, non soltanto, storica ma   anche   per   la   definizione   dei   contributi   da   destinare   alle   città

intersecate dalla via.

Il prof. G. Lugli è stato il primo ricercatore, dell’età contemporanea, a cimentarsi        

nell’impresa e in grado di coniugare le fonti storiche e letterarie con  le indagini sul

campo; a stretto giro sono seguite le ricerche avviate dal prof. P. Vinson e quelle del

prof. A.M. Small con   il   gruppo   di   studio  dell’Università        di Edimburgo.     

Small, rispetto agli altri, ha inteso focalizzare la sua attenzione sul  vicus  Vagnari, la  cui importanza,   secondo   lui,   derivi  proprio dall’essere   allocato a ridosso della

via Appia, il che, ovviamente, ha dato vita alla ipotesi individuata come variante sud, che scorre lungo  il segmento di una naturale via        di comunicazione           posta al confine tra Puglia e Basilicata e  che attraversa la Fossa Bradanica.     

L’ipotesi Small   prevede   che,   dopo   Venosa,   superato l’attuale centro di Palazzo

S. Gervasio,         l’Appia, per giungere a Gravina, avrebbe seguito la destra idrografica del Torrente Basentello nelle cui vicinanze, sorgeva, appunto, la mansio  di  Silvium,

posta ai piedi dell’altura di Petramagna.     

Prima di questa ipotesi, quella   tracciata   dagli   studiosi   antichi,   basata   anche sui   vari Itineraria, alcuni risalenti al III secolo d. C. e giunti fino a noi, prevedeva la cosiddetta variante Nord che, dopo Venosa,   toccava   Palazzo   san Gervasio, Spinazzola, Poggiorsini per giungere a Gravina.  È la cosiddetta direttrice che poggia sull’asse Melfi Castellaneta.

Lugli, Vinson, Small ed altri ritengono più veritiera la direttrice a sud di Petramagna, perché prendono   a   testimonianza   i   villaggi   romani   di   Vagnari,     san   Felice   e santo Stefano. A questa ipotesi si è aggregato anche Paolo Rumiz, il vero ispiratore   del   progetto   Mibact,   il   quale   però,   ad   onore   del   vero,     ha dichiarato più volte, che il suo primario interesse sia il recupero della nobile via. 

Non so perché la Sovrintendenza voglia effettuare scavi nella parte sud quando per le distanze individuate nella tabula Peutingeriana e per i reperti individuati dai vari Giustiniani, Romanelli e  Pratilli (un sacerdote   non   gravinese   che,   per   lungo   tempo   ha   seguito   papa Benedetto XIII nei suoi viaggi e quindi ha avuto modo di conoscere il territorio   gravinese) sembri   più   veritiera   la   variante   nord.   

Se i sostenitori della variante bradanica fanno riferimento ai citati villaggi romani   non   credo   si   possa   attribuire   minore   importanza   ai   villaggi scoperti   nella   parte   nord   come   il     Garagnone   e   Jazzo   Fornasiello, anch’essi sopravvissuti fino al V secolo d. C.  Certamente siamo di fronte ad una bella avventura che affascina, incuriosisce e dà lustro alla nostra città.    

Sarebbe   interessante   conoscere   il   parere   a   riguardo   di   alcuni storici   locali   che   hanno   affrontato   l’argomento: i proff.   Raguso, D’Agostino,   Laiso, Peppino   Schinco; il   nostro   Calderoni   Martini, ad esempio, era propenso verso la variante Nord. Sarebbe un bel parlare.

Alcuni momenti spero di poterli fare rivivere nella presentazione del mio lavoro che vedrà il coinvolgimento di alcuni studiosi e dei comuni ricadenti sul tracciato,   nonché interessati dal progetto del ministero.

 

MICHELE LADDAGA

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