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Cronaca

IL DIRITTO AD ESSERE INFORMATI

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La giusta esigenza di avere informazioni sullo stato di salute di una congiunta, senza riuscirci, ricoverata per altra patologia ma poi risultata positiva al Covid, ha acceso i fari sugli ulteriori patemi d’animo  che i parenti devono vivere.

Già qualche giorno fa una figlia denunciava  di non avere notizie della mamma né tramite una telefonata o una mail con i medici del reparto. L’assenza di comunicazione è aggravata dall’aver visto una foto, carpita a degli operatori che hanno accesso al reparto, che mostrano la paziente piena di lividi in più parti del corpo.

Ora la donna è morta, un altro colpo psicologico per i familiari perché oltre la perdita della propria cara devono assorbire la situazione che hanno vissuto durante i circa 15 giorni di ricovero durante i quali hanno saputo poco o niente dell’evolversi delle condizioni di salute e chissà quando smetteranno di sentirsi in colpa per “l’averla abbandonata”.

La vicenda è accaduta presso l’Ospedale della Murgia eppure un comunicato della ASL BA del 20 u.s.  portava a conoscenza  che la Direzione Medica dell’Ospedale della Murgia aveva attivato un servizio di supporto psico-sociale dedicato ai familiari dei pazienti ricoverati in Area Covid. Per accedere al servizio, è scritto nella nota, è sufficiente telefonare o inviare una mail alle assistenti sociali messe a disposizione dall’Ospedale e queste raccoglieranno informazioni sullo stato di salute dei ricoverati e risponderanno alle varie richieste.

Evidentemente nel caso di cui si sta parlando tanto non è accaduto perché la figlia ha dichiarato di aver fatto cinque mail a cui non ha mai avuto risposte.

Ora non sappiamo se ci saranno risvolti giudiziali ma resta che, pur considerando la situazione di emergenza che si sta vivendo all’interno dell’ospedale per gli operatori, non si può tollerare comportamenti tendenti a tenere i familiari all’oscuro di quanto avviene.

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