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Cultura ed Eventi

Gravina, sulla "collina delle meraviglie" rinvenute anfore millenarie e la tomba di un atleta

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La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bari ha promosso nuovi scavi archeologici sulla collina di Botromagno, l’altura che domina il torrente Gravina, sede dell’abitato peuceta dell’antica Sìlbion. La campagna di scavo si sta svolgendo in un’area di proprietà comunale che ha restituito nel 1974, in uno scavo d’emergenza, splendidi vasi a figure rosse di produzione attica e italiota. 
L’interesse per la realtà archeologica di Botromagno, indagata con numerosi saggi dalla Soprintendenza territoriale e da missioni internazionali di scavo, non è mai venuto meno per le caratteristiche dell’insediamento segnato dalla particolare valenza aristocratica delle presenze funerarie e dal tessuto abitativo.

Sono le tombe a semicamera rivestite da blocchi e sigillate da pesanti lastroni a segnare nel V secolo a. C. la storia di importanti gruppi familiari in grado di gestire risorse economiche e intrecciare rapporti con le città greche della costa ionica. Nessuna di queste tombe è stata rinvenuta intatta e le osservazioni sui corredi e sui rituali si limitano a quanto è sopravvissuto a manomissioni reiterate nel tempo.Anche il recente rinvenimento, eccezionale per le dimensioni dell’ambiente funerario e per la significatività dei reperti residui, si inserisce nella lunga storia dell’archeologia depredata. In una tomba in asse con lo scavo del 1974, colma di blocchi lapidei della copertura, tra i numerosissimi reperti frantumati, sono emersi parti significative di un’anfora attica panatenaica a figure nere. I vasi panatenaici attici erano premi per i vincitori per le gare atletiche, lo stàdion, ovvero la corsa, il pentathlon, la lotta, il pugilato, il pancrazio, la corsa dei carri, la corsa a cavallo e la corsa in armi, che si svolgevano ad Atene ogni quattro anni durante le Panatenee, feste in onore della dea protettrice della città.Le raffigurazioni su questi vasi prodotti dalla metà del VI secolo a.C. fino all’età ellenistica sono canoniche. Su un lato la figura di Athena armatacon l’iscrizione greca "ton Athenethenathlon" (un premio da Atene), sull’altro lato la specialità di gara in cui l’atleta era risultato vincitore. Sull’anfora rinvenuta a Gravina la gara era relativa a robusti corridori in nudità atletica.

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