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Cronaca

Reddito di cittadinanza: risultati inferiori alle attese

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La verità sul Reddito di cittadinanza che emerge dai dati ufficiali (fonti INPS) sono diversi da quelli annunciati a livello politico: il numero delle domande effettivamente presentate è stato molto minore rispetto alle attese annunciate a livello di proclami (si parlava inizialmente di 9 milioni di poveri) ed alle stesse stime tecniche del governo, che nella relazione di accompagnamento al decreto prevedeva di raggiungere 2 milioni e 700 mila persone. L’obiettivo di “sconfiggere la povertà” sembra ben lontano dall’essere raggiunto.

Il divario tra aspettative e realtà si nota anche dall’elevato numero di domande scartate, considerando che quelle respinte in partenza ammontano a poco più di un quarto del totale mentre tutte le altre sono allo stato sospese in attesa di accertamenti ulteriori.

Inoltre, incrociando i dati Inps sulle domande di reddito di cittadinanza con quelli sulla disoccupazione raccolti dall’Istat risulta che solo un terzo dei disoccupati ha ottenuto l’accoglimento della domanda e quindi ora percepisce il reddito: questo dimostra che il reddito di cittadinanza aiuta realmente solo un disoccupato su tre, perché più della metà di loro non ha presentato la richiesta e tra coloro che lo hanno fatto ci sono state numerose domande scartate.

C’è poi il fatto che non sono ancora partite le misure di sostegno all’occupazione che avrebbero dovuto costituire il passo successivo rispetto al reddito: nessuno ha finora ricevuto la convocazione ai centri per l’impiego per la presa in carico in modo da rilasciare la dichiarazione di immediata disponibilità e così ricevere le offerte di lavoro.  Sono in arrivo i nuovi navigator che collaboreranno con i centri per l’impiego: diventeranno operativi dal prossimo settembre e collaboreranno nell’orientamento lavorativo degli attuali beneficiari del reddito di cittadinanza. I maligni dicono che le uniche assunzioni finora realizzate grazie al reddito sono state proprio quelle dei navigator e sinora, stando ai dati oggettivi, sembra difficile negarlo.

Al momento, quindi, si può asserire che la misura deve intendersi come “Contributo di cittadinanza” e non “Reddito di cittadinanza”.

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