Storia, Uomini e luoghi
IL PONTE VIADOTTO ACQUEDOTTO FONTANA LA STELLA(VI PARTE)
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21 Giu 2019
- Ultima modifica il Venerdì, 21 Giugno 2019 06:12
- Pubblicato Venerdì, 21 Giugno 2019 06:12
- Scritto da LA REDAZIONE
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Terminiamo la pubblicazione di notizie storiche relative al Ponte viadotto Madonna della Stella, forniteci dal prof. Fedele Raguso.
Ci auguriamo possano averci fatto prendere contezza del patrimonio che ci è stato tramandato e che dobbiamo obbligatoriamente tutelare e salvaguardare:
Occorreva liberare dal limo arenoso le due canale di scolo per poi spaternarle dalle stratificazioni saline che l'ingombrano; rialzare a livello perfetto il pavimento dell'acquedotto in pezzi di cozzaroli, ribassati nel n¡ di 1500, facendovi sotto il masso e cementando le sconnessure con calce e polvere di tegoli, o cenere di fornace; sgombrare dal limo quella metà del cilindro utile a far camminare di lato un uomo per la manutenzione delle due canali che vi correvano dentro; riattare la faccia interna dei muri dell'acquedotto nei punti dove l'acqua si disperdeva filtrando; trovare rimedio all'acqua che usciva fuori e gocciolava sul muro che faceva riparo a sud sul ponte.
Per proteggere il percorso esterno dell'acquedotto occorreva fare un contromuro di tufi a secco con terrapieno a scarpa per coprire e sostenere il muro dell'acquedotto scoperto e minaccioso di caduta; era urgente realizzare un selciato rustico per coprire l'estradosso della volta dell'acquedotto, i cui tufi erano bastantemente logorati pel calpestio d'uomini e di animali, che vi camminano sopra; si dovevano riaprire 30 bocche di sfiatatoi ostrutte, dotandole di telaio di mazzaro e lapide; erano opportuni restauri alla botte vicino al paese, la nettatura e ristauri del pilone o vasca per gli animali come pure la nettatura e ristauro alle vasche aderenti all'abitato; vicino a queste poi c'era una cloaca le cui immondezze si han fatto strada attraverso il masso di tufo, e corrompono le acque, motivo per cui era necessario svuotarla.
La spesa totale, comprensiva di onorario dell'architetto, fu di ducati 1.136,46.
Le vicende della «fontana la Stella» sono numerose e costanti nel tempo, tanto è vero che a distanza di circa un ventennio, nel 1883, si trova documentato l'intervento di Adolfo Cagiati , ingegnere comunale, che previde, nel suo progetto ai fontanili, una nuova condottura in tubi di argilla lungo la spalliera del ponte per la larghezza di m. 110, ma volle anche rinforzare la portata della fontana con l'allacciamento delle acque di Lamascesciola, mediante un canale lungo m. 710 (dai pozzi in Lamascesciola fino al fontanile), largo m. 1,50, alto mediamente m. 2, 20.
Questa nuova struttura, ovviamente, comportò anche una serie di lavori di scavo, muratura, canaletti, boccagli, selciato perché tenesse nel tempo, ma soprattutto assicurasse sempre più acqua alla popolazione che era pronta a lamentarsi, a reclamare a giusta ragione.
Gli interventi di manutenzione e restauri non si fermarono al 1883, continuarono in modo sistematico sino all'introduzione della rete idrica dell'Acquedotto Pugliese, che limitò l'utilizzazione per gli usi umani e si ridusse, prevalentemente, a servire gli abbeveraggi degli animali e ai lavaggi delle lane per i materassi delle giovani spose.