Storia, Uomini e luoghi

PONTE VIADOTTO ACQUEDOTTO FONTANA LA STELLA (V PARTE)

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Nel 1855 ci furono urgenti alla sorgente Sant'Angelo che alimentava l'acquedotto «la Stella»; la perizia fu eseguita dall'architetto Casimiro Pansini, i lavori furono appaltati da Giacomo Gramegna per una spesa di ducati 248. 30.

Dopo 5 anni l'architetto Federico Lerario di Altamura, fu incaricato di fare un sopraluogo alla «fontana La Stella», stilò una relazione con distinta di lavori urgenti e spese da sostenere.

Il 21 giugno del 1860 il Decurionato approvò tutto: per i lavori urgenti riguardanti riparazioni interne dell'acquedotto approvò il metodo amministrativo sotto la vigilanza dei Deputati; per i lavori occorrenti nelle fabbriche e selciato, approvò l'appalto con farvi fronte dalle somme da ammettersi nello stato finanziario del 1861 destinate al mantenimento dei pubblici edifici.

Lo stesso architetto fece un progetto di lavori di restauro urgentissimi all'«acquedotto la Stella» dopo una attenta perizia all'opera pubblica sia nella sua struttura esterna che in quella interna. Infatti, riscontrò le ragioni per cui l'acqua sviava e si perdeva così che alle vasche presso il paese o non arrivava del tutto o pochissima «con molto malcontento della popolazione», che non finiva mai di alzare clamori. Al di là di tutto, Lerario sosteneva che i guasti dell'acquedotto erano determinati dal tempo e dalla mancanza di manutenzione, ragione per cui era accaduto che le due canali per le quali l'acqua deriva son colme di limo arenoso, ed in alcuni punti, per lunghi tratti, i sedimenti salini sonosi soprapposti a strati di tale densità, che occorre adoperare il piccone per sfogare la canale». Aggiungeva che il fondo di questo acquedotto è pavimentato di pezzi di cozzarolo, ... ed in essi son ricavate le due canali, ed è avvenuto che in molti punti, ove tre, ove quattro, ove più  dei suddetti pezzi si sono ribassati per difetto del suolo cretoso e l'acqua risiedendo in essi sfossamenti sempre più  si disperde. 

Se queste erano le cause interne, motivo principale del cattivo funzionamento dell'acquedotto erano quelle determinate dalla mano dell'uomo, poco saggia, non rispettosa dell'esigenza pubblica, alquanto egoista. Infatti, per lunghi tratti vi si cammina con cavalcature sopra l'estradosso della volta, e son consumati i tufi, in altri tratti vi si coltiva sopra il terreno, che lo copre, onde l'umido penetra e disfa la muratura. Vi son punti in cui è rotto il muro da contadini per derivarne l'acqua, i pozzi perduti tutti colmi, le bocche de' sfiatatoi chiuse a non essere servibili perché tolti via e rotti i telai e le lapidi di chiusura.

L'architetto Lerario, nell'accingersi a compilare un progetto di intervento, premise una sua nota di commento e di merito per l'Amministrazione Comunale, sostenendo che tutta la spesa prevista sarebbe andata perduta e l'opera sarebbe rimasta in breve tempo rovinata, se non fosse stato posto uno stazionario per manutenerlo quotidianamente e guardare l'acquedotto da danni che gli reca il villano.

Dal verbale di descrizione dei lavori eseguiti con relativi costi, si apprende che la lunghezza totale dell'acquedotto dalla sorgente fino alla botte, poco distante dalla vasca era di palmi 14.575.

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