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Storia, Uomini e luoghi

PONTE VIADOTTO ACQUEDOTTO FONTANA LA STELLA (III PARTE)

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Vicissitudini dell’intera complesso dell’acquedotto-fontane

Il ponte col suo acquedotto, dopo pochi anni risultò destabilizzato e necessitava di urgenti lavori di consolidamento e restauro. Il Comune chiese l'intervento del signor Nicola Scodes, architetto di I classe delle acque e strade, funzionario della Provincia di Bari, che dopo aver visitato le strutture del ponte e fontane elaborò un progetto molto complesso, affidando all'architetto Giannuzzi di Altamura la direzione dei lavori. Quest'ultimo il 10 ottobre 1840 presentò un progetto esecutivo corredato di relazione indicante interventi e costi: ducati 4.787 per materiali e lavori; ducati 70 per onorario di progettazione. In sostanza, si trattò di un lavoro di ampia portata, che vide l'abbattimento di strutture crollate, gravemente rovinate per un ripristino ed una integrazione efficiente del ponte-viadotto. Si restaurarono la «spalla» del ponte verso l'abitato con pezzi di «pietra tufa denominata cozzarolo», i 4 piloni con le 4 volte poggianti su di essi. Per la realizzazione di queste ultime occorse una forma in legno e un taglio preciso dei cunei degli otto frontoni; per dare maggiore solidità alle 4 volte furono usati i «quadroni» al posto dei pezzi ordinari (di pietra) indicati nel preliminare progetto dell'architetto Scodes, nel n¡ di 2000, il cui costo per il taglio e trasporto fu il doppio, per lo scarico e la lavorazione a cuneo il triplo.

Il pilone rasente la corrente dell'acqua, su cui si adagiavano le volte delle luci del primo ordine delle arcate, fu restaurato con pezzi cozzaroli e tufi mescolati perchè rovinato da un secondo crollo. Inoltre, per evitare che questo pilone, molto più lungo e largo di quello superiore, fosse rovinato dall'acqua che poteva cadere dalla strada superiore, si provvide a rivestire di chianche, ovvero mappe di cozzarolo di prima mano il pilone superiore. Contestualmente a tale lavoro si eseguì quello di una parte della volta del primo ordine degli archi «superiore alla corrente dell'acqua» con il solito sistema della forma lignea prima, che comportò una spesa a sé per il trasporto del legname alla «profondità di circa palmi 130 a spalla d'uomo dal sito in cui potevansi avvicinare i traini».

Si rifece «la parapetta dell'occhio del secondo ordine superiore», e in particolare si ritenne conveniente chiudere la luce del sesto occhio dalla parte opposta all'abitato per assicurare maggiore solidità alle vecchie fabbriche superiori.

Si demolì e ricostruì la fabbrica vecchia di due lati della piccola botte dell'acqua, all'inizio dell'acquedotto che portava acqua al pilone al di sotto dell'abitato. Alla bocca della piccola botte fu adattato un boccaglio di mazzaro di un sol pezzo.

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