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Cronaca

Ponte viadotto e pianoro Madonna della Stella: triste epilogo?

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“Come sospettavo, è finita a tarallucci vino, autorizzando ex post uno scempio insopportabile” il commento del consigliere regionale Mario Conca, che ha poi proseguito: “Ho inviato un messaggio di sdegno alla sopraintendente senza ricevere risposta, interesseremo il Minitero”.

In realtà si è rimasti basiti dalla decisione presa dalla dott.ssa della Sopraintendenza, Marisa Corrente, e vogliamo sperare in un interessamento del Ministero anche perché quello di ieri può rappresentare un pericoloso precedente.

Riteniamo giusto non spegnere i riflettori su questa triste vicenda che, purtroppo, sta vedendo una città dormiente anche quando si stanno provocando danni irreparabili alle testimonianze storiche della comunità.

Evitiamo che il “Ponte della Gravina” finisca miseramente come il ponte “Morandi”. Il nostro ponte fu oggetto di un intervento sui piloni di sostegno qualche anno addietro considerato, appunto, la condizione di precarietà statica dello stesso.

Abbiamo assistito all’attraversamento del ponte, il cui acciottolato è precario e sconnesso in alcuni punti, da parte degli organizzatori di Lumina che hanno utilizzato un automezzo carico di tubolari poi posizionati lungo il muro che contiene la condotta dell’acquedotto. Lo stazionamento e lo spostamento del mezzo durante i lavori non hanno escluso vibrazioni lesive della stabilità di questo monumento di proprietà mondiale, testimoniata dalla rilevanza storico-culturale del manufatto tanto che Rumiz nel suo “Appia” lo paragona al ponte di Mostar.

Discorso analogo si deve fare per il pianoro “Madonna della Stella” che è ricco, ad ogni passo, di testimonianze archeologiche che coprono l’arco di tempo che va dal neolitico all’età medievale: una strada protostorica che collega Botromagno al pianoro; tombe neolitiche ad “Enchytrismos”; tombe a fossa; fondamenta tipiche di case peucete; frammenti di macine; canalizzazioni superficiali di abduzione dell’acqua nel canale, tagliato dalla roccia che percorre tutto l’arco circolare del displuvio e che confluisce nella grande cisterna sottostante al banco tufaceo.

La calcarenite del piano di calpestio è, pertanto, molto fragile e quindi la frequentazione di mezzi meccanici produce in ogni modo lo sfaldamento delle testimonianze.

Perché i cittadini prendano contezza di questi beni inestimabili e che vanno salvaguardati con ogni mezzo, pubblicheremo estratti dal testo del prof. Franco Laiso: “Gravina, intersezioni ed interpretazioni”.

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