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COLLINA DI BOTROMAGNO, AVANZA IL DEGRADO

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Carlo Centonze di solito con i suoi “scatti d’amore” rappresenta la bellezza del ricco patrimonio di Gravina ma lo sdegno e la preoccupazione da lui espresse ieri: “Sulla collina archeologica di Botromagno (IV Secolo a.C)....tra tombe abbandonate alla incuria dell'uomo e del tempo e reperti archeologici.......succede di tutto”, in occasione di una passeggiata sul quel luogo per omaggiare il primo giorno di primavera, devono farci riflettere.

Non vogliamo andare troppo indietro nel tempo, anche se negli anni ’90 furono sperperati diversi milioni di lire, vogliamo partire da quanto operato dall’assessora Laura Marchetti, prima giunta della prima legislatura Valente; insieme ad un nutrito gruppo aveva ripulito la zona e organizzato delle visite guidate.

Via l’assessora chiuso il capitolo Botromagno, l’area è stata nuovamente abbandonata con il risultato parzialmente documentato da Carlo Centonze.

Una fonte di sviluppo turistico e di lavoro non viene considerata da nessuno, un patrimonio che proprio in occasione di Matera 2019 avrebbe contraddistinto Gravina ed invece un’amministrazione cieca sta lasciando che l’area continui a degradarsi perdendo i segni di una storia che, invece, parlano di una ricca “Peucetia”.

D’altronde se si riesce a tenere chiuso il convento di “Santa Sofia” parzialmente recuperato e che era stato inaugurato in “pompa magna”, figuriamoci se oggi si possa sperare nel recupero della vasta area archeologica di Botromagno.  

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