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Cultura ed Eventi

AVVENTO: ...esplosione di amorosa gioia

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Dal Vangelo secondo Luca (Lc 3,1-6)

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

 

Alcune riflessioni:

Dopo esserci rallegrati per la Solennità dell’Immacolata, la Donna del “Magnificat”, la liturgia di questa 3^ Domenica di Avvento ci sollecita ad un atteggiamento profondamente cristiano, alla gioia. Infatti, questa Domenica è detta "Domenica GAUDETE", Domenica del “GIOÍTE!”. Tutti i testi sono impregnati di tale invito, a cominciare dalla Colletta: «O Dio, fonte della vita e della gioia, rinnovaci con la potenza del tuo Spirito, perché corriamo sulla via dei tuoi comandamenti, e portiamo a tutti gli uomini il lieto annunzio del Salvatore». La prima lettura è un’acclamazione alla gioia: «Rallègrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore. … Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia» (Sof.3,14.17-18). Lo stesso Salmo, preso da Isaia, è un invito a correre con gioia: «Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza» (Is.12,3). Insiste sulla gioia lo stesso Paolo, nella 2^ Lettura: «Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti» (Ef.4,4-5). Una “gioia responsabile”, porta a chiedersi sul da fare, come comportarsi per la presenza imminente del Salvatore: «…le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe» (Lc.3,10-14). È significativo che Giovanni Battista non esiga la durezza della vita che egli conduce, non disapprova neanche le attività proprie ai laici che vanno verso di lui. Tuttavia, egli sa indicare a ognuno quello che deve convertire in se stesso, e come trasformare i propri desideri di conversione in carità operosa. Mi chiedo se l’uomo di oggi sia disposto e voglia veramente esser felice! Il grande poeta triestino, Umberto Saba (+1957) afferma a questo proposito: «Nel mio cuor dubitoso/sento una voce che dice: “Veramente potresti esser felice”. Lo potrei, ma non oso». Sembra che oggi ognuno di noi vorrebbe essere felice, ma fa di tutto per non esserlo! Giustamente lo scrittore spirituale francese, Louis Evely, diceva che «non vi è modo per guarire dalla tristezza: non amarla». Tutti noi pecchiamo grandemente quando disobbediamo senza alcun motivo all'invito dell’Apostolo Paolo: «Rallegratevi!», ben sapendo che «La gioia non sta nelle cose: nell'intimo dell’anima possiamo possederla sia in una buia prigione sia in un palazzo» (S. Teresa di Lisieux).  Eppure, lo sappiamo. «Uno spirito allegro raggiunge più facilmente la perfezione cristiana di quanto non faccia uno spirito melanconico» (S. Filippo Neri).  Lo stesso filosofo romano Seneca, di nascita spagnola, nel lontano Aprile del 65 d. C., che pose fine alla sua vita avvelenandosi, diceva all'amico Lucilio: «Desidero che non ti manchi mai la gioia, anzi che ti nasca in casa; e nascerà perché essa sia dentro di te. Le altre forme di allegria non riempiono il cuore, sono esteriori e vane, a meno che tu creda che uno sia allegro perché ride. È lo spirito che deve essere gioioso ed ergersi pieno di fiducia sopra ogni evento». Quanta saggezza e profondità in queste affermazioni, distillato dei cuori di tanti sapienti e saggi che ci hanno preceduto! Sì, «le porte del cielo - affermava Baal Shem Tov, fondatore dei “fedeli pii” (i Chassidim) - la tristezza le chiude, la preghiera le apre, la gioia le spalanca». E la gioia - come argomentava S. Tommaso d’Aquino - non la si può separare dalla virtù della carità; per questo è citata tra i frutti dello Spirito (cf. Gal.5,22). L’Avvento può realmente essere un’alba di esplosione amorosa, perché il Signore è non solo vicino, non solo perché verrà, ma perché è già fra noi: «con un po’ di pazienza, un po’ di comprensione, un po’ di gioia e un po’ di umiltà, non avete idea di quanto potreste trovarvi bene su questo nostro pianeta terra»! (Gilbert Keith Chesterton, +1936). Che la gioia e la letizia, che come profumo, emanano dalla Liturgia odierna. Ci aiutino a “vivere” più che ad “esistere” solamente, immersi nella dolce e gioiosa ebbrezza dello Spirito, Bacio gioioso ed amoroso trinitario. Don Sante

 

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