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U PICCILATIDDƏ O FICCILATIDDƏ DƏ LA MACULOITƏ (il tarallo dell’Immacolata)

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U piccilatiddǝ o ficcilatiddǝ (tarallo coi semi di finocchio selvatico) gravinese, trae la sua origine dal “cicì ”, cerchietto di pasta di pane con spessore sottile, cotto nel fuoco del braciere per soddisfare “ u piccǝ ”, (capriccio) dei bambini.

Le voci dialettali del tarallo, comuni, comunque a Gravina e Matera. si differenziano, solo per la consonante iniziale “P” ed “F”. Azzardando una ipotesi filologica personale, credo di poter dire che il termine “piccilatiddǝ” abbia come prefisso “cicì” a forma di cerchio che si abbrustoliva nella cenere e fuoco del braciere); mentre “ficcilatiddǝha come prefisso un termine derivante dal verbo filare, fusum da allungare e torcere. Le due voci hanno lo stesso suffisso per significare: ridurre e allungare l’impasto da attorcigliare e arrotolare (dal latino: “fusum torquere” - materia filamentosa da intrecciare)

Il tarallo dell’Immacolata tradizionale era una ciambella a forma intrecciata composta da impasto di farinado grano duro tipo 0, di farina bianca di grano tenero di tipo 00, lievito madre, sale, semi di finocchio. Un pane bianco profumato dall’ingredienti finocchio, a forma di corona, realizzato per sentita e profonda devozione dell’Immacolata. Veniva e viene consumato il 7 di dicembre dopo il digiuno come fioretto e lieve penitenza per conseguire il perdono dei peccati con la intercessione della BeataVergine Maria, madre di Fesù e di tutta l’umanità)

Gli ingredienti principali che compongono il tarallo hanno attinenze con la festività e culto della Vergine Immacolata. La farina bianca farebbe pensare alla allegoria della purezza di Maria concepita senza peccato originale; i fiori e i semi del finocchio selvatico hanno attinenze con le sante donne Maria e madre Anna. I finocchi selvatici raggiungono la piena fioritura e maturazione dei semi tra fine agosto ed inizio di settembre (in prossimità del genetliaco - nascita -  di Maria Immacolata, 8 settembre). I fiori adornano e profumano l’ambiente in cui viene alla luce la Pura senza peccato, mentre i semi con le loro proprietà terapeutiche assicurano alle donne lattanti cura per eventuali ingorghi delle mammelle, aiutano la secrezione del latte per ben nutrire la lattante.bambina prediletta di Dio e tutti i lattanti.

Piante e semi del finocchio selvatico con decotti ed infusi consentono molti rimedi naturali: placano il vomito, attutiscono i gonfiori del ventre, placano la tosse, regolano il mestruo, alleviano dolori intestinali, favoriscono la digestione, schiariscono la vista.

La festa dell’Immacolata dell’8 dicembre richiama alla memoria e tramanda il concepimento di Maria nel grembo della madre Anna (sant’Anna protettrice delle partorienti).

È una rito religioso che si tramanda, senza ombra di dubbio, sin dall’8 dicembre 1854 quando i cattolici-cristiani accolsero il culto della “Immacolata Concezione” come dogma della Chiesa, dichiarato e voluto da papa Pio IX.

Anche gli abitanti della limitrofa città di Matera osservano il culto della Immacolata Concezione con il digiuno alla vigilia e la consumazione del tarallo con i semi di finocchio selvatico.  Per antica tradizione fornai e massaie preparano il ficcilatiddǝ o turtanjillǝ (tortanello) come si usa a Gravina, con la differenza di particolari ingredienti e strategie di impasto e lievitazione. La maggior parte delle famiglie materane odierne sono ligie alla consuetudine del digiuno dell’intero giorno della vigilia e la consumazione del tarallo al pranzo-cena. Solo i bambini e gli anziani sono esonerati dal digiuno totale, per cui a loro è consentito spegnere il morso della fama mangiando il pan tarallo bagnato nel vino (gli anziani) nel latte i bambini.

 

                                               Fedele RAGUSO

 

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