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Politica

Può l’Ente Poste, diventato privato, godere ancora di antiche concessioni pubbliche?

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Ricorrendo in questo anno e in questo mese il 54° anniversario dell’inaugurazione dell’Ufficio postale sito in via De Gasperi, è stato giusto festeggiare o ricordare l’evento, così come si è fatto da qualche parte, sia pure in sordina, senza troppo chiasso propagandistico. La struttura sorse su di un suolo di proprietà comunale, dove, da anni, insisteva quella che veniva chiamata la pesa pubblica. Sul fine degli anni 50, il Comune di Gravina cedette, allo Stato, nella fattispecie al Ministero preposto, la predetta superficie. Fu realizzata quella che divenne la sede centrale ed unica delle Poste Italiane, con sede in Gravina. Successivamente, sono state aperte altre due succursali. Nel frattempo, cioè nel corso di questi lunghissimi anni, la gestione ha subito una variazione. Da pubblico è passato in mano a privati. Sulla base di questa sopraggiunta trasformazione dell’ente, sorge spontanea una domanda. Può, l’Ente Poste, diventato privato continuare a godere di antiche concessioni pubbliche fatto da un altro ente pubblico e istituzionale quale il Comune? A prima vista e a parere di alcuni giuristi sembra di no. Ma come sempre accade in casi del genere, le scuole di pensiero sono sempre molte e diverse. Comunque sia, non è nostra intenzione sollevare un polverone o far nascere un contenzioso, ma sollevare un quesito affinchè, il Comune di Gravina, donatore di quel suolo di sua proprietà, si ponga il problema in termini seri: sia da un punto di vista giuridico, e sia sotto l’aspetto pratico, normativo, amministrativo ed economico a tutela dei cittadini. I cittadini hanno il diritto di sapere e conoscere se possono, eventualmente, rientrare, indirettamente, in possesso di quel bene immobiliare o se lo stesso Comune potrebbe o dovrebbe beneficiare di un canone di locazione. Se quella nuova sede fu realizzata con i soldi pubblici direttamente utilizzati dallo Stato oppure se fu il comune a realizzarlo a spese proprie. Dalle scarne notizie storiche assunte, non è stato possibile desumerlo. Qui si chiede, a nome della intera collettività che, l’amministrazione comunale deve porsi e porre il problema, se non lo ha già fatto, ma temiamo che ciò non sia avvenuto, per capire se, l’Ente, così come è, attualmente, strutturato, può continuare a godere dello stesso beneficio di cui ha goduto il Governo italiano, oppure se deve versare un fitto mensile all’ente comunale gravinese, attraverso un nuovo e regolare contratto di locazione, oppure capire se l’attuale amministrazione postale intende acquistare l’intero immobile,  o se lasciare liberi quei locali che il Comune potrebbe destinare ad altri usi. Interrogativi di non facile soluzione, certo, ma pur sempre legittimi nel segno di quella che dovrebbe essere la trasparenza da garantire, come in questo caso, ai cittadini gravinesi.

Giuseppe Massari

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