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Cultura ed Eventi

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Quando mi sono guardata allo specchio e ho notato di non avere le braccia, mi sono chiesta: «Perché a me?». Perché a me due piedi che non sanno stare dentro le scarpe e, giocando a comportarsi da mani, lo sono diventate davvero? Il mio sguar­do era molto realistico: si limitava a vedere ciò che c’era, senza perdere tempo a interrogarsi sul fatto che nello specchio avreb­be dovuto esserci anche qualcos’altro.

Ho visto subito la possibilità dove gli altri vedevano la man­canza. Come ci sono riuscita? Grazie al cambio di prospettiva di una mamma e un papà che, nella difficoltà e talvolta nello sconforto, hanno compreso che essere i miei genitori sarebbe stato uno dei sensi della loro vita.

Me lo disse un giorno la mia mamma. «Sai, ho capito di essere nata per essere la tua mamma. L’ho capito perché, quando ero bambina, la pensavo sempre diversamente dagli altri. A quei tempi ero considerata strana, ribelle, ma non po­tevo farci niente: sentivo l’esigenza di esprimermi per come ero. Questa inquietudine e questa visione del mondo – che a quan­to pareva erano solo ’mie’ – mi hanno sempre aiutato a non entrare in abiti che non mi appartenevano. Quando sei nata, ho compreso che qualcosa di diverso mi aspettava e che non pote­vo farmi intrappolare dallo sguardo degli altri. Così, la mia mente è scappata fuori dalla gabbia di disperazione che ha pro­vato a intrappolarmi appena ho visto che non avevi le braccia e ha iniziato a volare, come un uccellino. Subito ti ho visto scorrazzare in bicicletta nel giardino di casa: non mi sono chie­sta come avresti fatto, ti ho solo immaginata felice. Ancora non mi bastava, allora ti ho visto danzare, ed eri così bella, e vedevo i tuoi occhi luminosi e i tuoi capelli lunghi. Eri raggiante, e ho sentito così tanta luce e così tanto amore che da quel momento ci ho voluto credere. Non ho ascoltato nessuna lacrima e prestato attenzione a nessun limite, e sono andata incontro alla meravigliosa vita che ci aspettava. Avevo ragione, abbia­mo avuto una bella vita insieme. Quanto ci siamo divertite e quante cose abbiamo fatto! Potevano fermarci un paio di brac­cia in meno? Io ero nata per essere la tua mamma e per vivere tutto questo. Ero nata per andare oltre i limiti imposti dagli altri e per scoprire che, se ti dai la possibilità di essere semplicemente te stesso, la vita ha un sapore intenso, anche in mezzo agli ostacoli più grandi. Ecco, questo è il senso della mia vita».

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