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Un turismo senza disagi ed inconvenienti è possibile?

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Le belle giornate primaverili, l’avvicinarsi della stagione estiva, le festività infrasettimanali, i ponti festivi stanno favorendo l’incremento turistico nella nostra città. Non c’è che dire. Pur tuttavia, però, c’è molto da fare per garantire una permanenza di turisti e visitatori senza arrecare troppi disagi e consentire una visita della città la più agevole e la più completa possibile. Cosa che non avviene da tempo e che si è ripetuto nella giornata dello scorso 25 aprile, quando turisti desiderosi di fare una passeggiata sul ponte viadotto che sovrasta la gravina, hanno dovuto imbattersi nella chiusura del tratto inaccessibile di via Giudice Montea che immette su quello storico ed architettonico monumento. Certo, si è trattato di gruppi isolati, anche se numerosi, nella loro frequenza e cadenza, ma privi di una loro guida o di una guida locale che li accompagnasse; e che se non avessero trovato qualche buon volontario che gli indicasse la via più lunga e più scomoda da raggiungere o si improvvisasse accompagnatore, a quelle persone sarebbe stata negata la possibilità di godere di un altro gioiello della nostra città. Ma il problema della chiusura di via Giudice Montea si sarebbe posto in egual misura se gli stessi o altri forestieri avessero avuto qualche accompagnatore. Lo stesso disagio non sarebbe venuto meno, anzi, aggravato dal fatto che gli ospiti di passaggio, di solito, per aver camminato in lungo e in largo per le vie cittadine, ad una certa ora del giorno si ritrovano, comunque, stanche. Alla luce di questi continui disagi, di inconvenienti logistici è ora di capire che quel tratto di strada va reso agibile nella sua funzionalità e fruibilità. Qui, non interessano le ragioni che ostano al ripristino. Qui, interessa denunciare un disinteresse, un lassismo, una scarsa capacità a risolvere i problemi. Non si può continuare a vivere sulla base di annunci e proclami relativi ad un turismo che cresce. Sta crescendo a dismisura in una città ancora impreparata, inadeguata e non degna di chiamarsi città turistica. Sta crescendo e si vuole, si spera che cresca ancora di più in vista di quel miraggio chiamato Matera 2019. Ma diciamolo, francamente, anche per questo appuntamento è impreparata. Si farà trovare impreparata, incapace di cogliere, non solo quella occasione, ma di creare le basi serie per un turismo all’altezza dei tesori che la città possiede. Anche se molti distrutti, dilapidati e lasciati sfuggire, non solo alla memoria delle persone più anziane e adulte, ma, anche, alle nuove generazioni, che non li hanno mai conosciuti, se non  apprendendo della loro esistenza da qualche libro di storia o da qualche racconto orale di chi è appassionato, cultore, conoscitore, studioso, con alle spalle il bagaglio culturale della storia locale. Il 2018 Anno Europeo del Patrimonio Culturale? Bene, non perdiamo altro tempo. Recuperiamo, salviamo, proteggiamo, salvaguardiamo, perché un evento passa, così come passano gli anni, ma la storia deve camminare nella sua evoluzione ed efficacia. Non deve essere dimenticata e distrutta, ma potenziata con il cuore e l’amore. Con la fantasia, l’affetto, la donazione totale, per incidere, per continuare ad incidere, rafforzando le stesse vie, gli stessi luoghi, le stesse coscienze.

Giuseppe Massari

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