Cultura ed Eventi

L’ingratitudine verso la propria storia e le proprie radici

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Quali sono le differenze tra noi, che abbiamo una storia e non la sappiamo sfruttare e gli altri che non ce l’hanno e se la inventano? Molte, tante. Noi siamo potenzialmente più ricchi, ma praticamente più poveri di idee; gli altri sono più poveri, ma ricchi di inventiva, di fantasia, sino a rasentare il plagio, il ridicolo, la caricatura, la macchietta  della storia. Noi, abbiamo risorse culturali storiche non sfruttate a sufficienza; gli altri, copiando e rubando un po’ di qua e un po’ di là, costruiscono storie di cartone, castelli in aria. Bando ai paragoni e prendendo spunto dalla giornata odierna, in cui si festeggiano i 50 anni di presidenza di Nando Fiore alla guida del Gruppo Folkloristico Internazionale La Zjte, si può bene dire che altra e migliore doveva essere l’attenzione da riservare, non solo alla persona che per 50 anni ha guidato una comunità di giovani, indirizzandoli alla riscoperta delle nostre tradizioni culturali, ma alla stessa struttura, al gruppo in quanto realtà cittadina, che affonda le sue radici nell’humus di ciò che è patrimonio genetico e costitutivo della città. Avere da 90 anni un gruppo folkloristico orgoglio della nostra terra, il cui primo nucleo è stato costituito il 1928, impegnato in presenze nazionali ed internazionali, portando in giro i colori della nostra città e non aver mai pensato, tranne rare eccezioni, di organizzare un appuntamento fisso, annuale, di richiamo, significa non solo aver offeso la storia della nostra città, ma non aver valorizzato al massimo l’impegno di tanti, di molti che disinteressatamente, hanno speso il loro tempo migliore. Organizzare un festival internazionale del folklore, a cadenza annuale, avrebbe significato aggiungere un valore di crescita, di esperienza, di confronto con altri popoli, non solo nel segno della integrazione, quanto anche della vivacità culturale, in termini  di interscambi, di gemellaggi, di coesione. Doveva essere un progetto Erasmus ante litteram; poteva dare una spinta a quelle sinergie scolastiche impegnate da anni ad ospitare e ad essere ospitati nei paesi tra loro collegati dalla comune appartenenza all’Europa. Certo, il gruppo avrebbe potuto fare di più anche per i confini geografici più ampi che ha solcato. Nulla. Ovvero l’apatia, l’indifferenza, il cinismo, il disinteresse totale, il gelo. Ovvero la distruzione costante, metodica, sistematica di una ricchezza. E’ vero, perché è storicamente e socialmente comprovato, accertato e confermato, che i ricchi, per la loro gelosia, ingordigia ed avarizia, preferiscono far disperdere, annullare, annientare un loro patrimonio, se non è redditizio, se è rendita passiva, farlo diventare decadente, piuttosto che fruirlo, o farlo fruire. L’immagine vera della città è questa, è stata questa e continuerà ad essere questa: cresciuta all’ombra del parassitismo. Oggi festeggiamo, ma con il dolore nel cuore per non aver saputo realizzare, costruire i presupposti della nostra originalità storica. I presupposti della nostra devozione, della nostra gratitudine verso chi ci ha preceduti, divenendo indegni figli del passato, delle nostre radici.

Giuseppe Massari

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