Cronaca

La Polizia degrada San Michele Arcangelo suo patrono

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La nostra città, memore della sua storia, della sua tradizione e della sua fede religiosa, in San Michele Arcangelo, elevato  a santo protettore e patrono da papa Clemente X, con Breve pontificio del 10 marzo 1674; sede, peraltro, dal 1957, di un Commissariato di Pubblica Sicurezza, crediamo  di non poter gradire e accettare quanto previsto e contenuto in una recente circolare, a firma del capo della Polizia di Stato, Franco Gabrielli, e inviata a tutti gli uffici periferici, che ha come oggetto proprio le modalità organizzative dei festeggiamenti previsti per il prossimo 10 aprile, con la quale viene vietata la recita della preghiera a San Michele Arcangelo, protettore, tra l’altro, anche del Corpo della Polizia di Stato. In  sostanza, si può sintetizzare così: “Niente inno a S. Michele Arcangelo alla festa del Corpo in programma il prossimo 10 aprile, anniversario della fondazione”. Purtroppo, non sono state rese note le motivazioni ufficiali di questa decisione, se non quello che si può leggere nel laconico comunicato: E’ tutto normale, alla celebrazione del Patrono è già dedicata una giornata”. Comunque, la  succitata circolare del Capo della Polizia sta già facendo discutere molto, tanto che  Gianni Tonelli, uno dei rappresentanti del sindacato SAP, ha già preannunciato la possibilità che venga presentata una interrogazione parlamentare all'apertura delle Camere. Nonostante la notizia poco edificante, proviamo a fare un po’ di storia, nella speranza che i vertici rinsaviscano e si rendano conto che un certo proverbio è bene e meglio ricordarlo sempre: Scherza con i fanti e non con i santi. Era il 29 settembre del 1949 quando Papa Pio XII  lo proclamò protettore della Polizia per la lotta che il poliziotto combatte tutti i giorni come impegno professionale al servizio dei cittadini per l'ordine, l'incolumità delle persone e la difesa delle cose. Il sigillo sulla relativa  Bolla fu posto da Papa Pio XII, a seguito della richiesta, formulata in data 24 gennaio 1949, dell’Ordinario Militare Mons. Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone al Card. Clemente Micara, Prefetto della Congregazione dei Riti con la seguente motivazione: “La tutela del Principe delle celesti milizie ben si addice al particolare e delicato ufficio cui sono quotidianamente chiamati gli Ufficiali e le Guardie di Pubblica Sicurezza, che hanno dato prova di aver compreso l’analogia tra i compiti loro e quelli celestiali dell’angelico condottiero”.

Giuseppe Massari

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