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Cronaca

Tra ritardi e ritardatari pubblicato il bando per la prossima Fiera San Giorgio

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Organizzazione in alto mare ad un mese dall’evento Fiera San Giorgio di Gravina, in programma, quest’anno dal 20 al 25 aprile. E’ stato, finalmente e tardivamente, pubblicato il bando, i cui termini scadono il prossimo 27 marzo, per raccogliere manifestazione di interesse per individuare operatori economici disponibili a farsi carico dell'organizzazione della nostra annuale, storica e tradizionale fiera. Stupisce, sorprende una simile notizia; il solito e consolidato andazzo? Crediamo di no. Perché è tale e tanta l’abitudine, la consuetudine, che è diventata legge codificata in un una città gestita sempre alla men peggio, anche quando si tratta di organizzare non eventi di vetrina, ma di spessore, di interesse economico, commerciale, storico, produttivo. Quando si tratta di organizzare non il mercato settimanale, ma una campionaria, una tribuna regionale, interregionale, nazionale. Ad un mese dall’evento, si naviga a vista sulla possibilità di affidare la gestione, la organizzazione ad una società specializzata. I soliti difensori d’ufficio addosseranno la  colpa del ritardo al periodo di gestione commissariale dell’ente pubblico gravinese. A costoro bisogna rispondere che è stato sempre così e che non trovassero alibi e scusanti per nascondere un malcostume consolidato. A costoro, pronti a sfilare in passerella durante le giornate fieristiche e convegnisti che, va ricordato, anche, di non continuare a menar vanto sulla storicità ed importanza della nostra fiera, per essere la prima in Italia. Si, è la prima per disorganizzazione, per sciatteria, disinteresse e menefreghismo. E’ la prima per ritardi operativi, comunicativi, gestionali organizzativi. E’ la prima ritardataria sotto tutti i punti di vista. Anche sul pian degli investimenti e della promozione dell’intera area al di fuori dei giorni dedicati e in memoria di san Giorgio o delle sue nundinae. La Fiera di Gravina, così come viene concepita e considerata, non  è solo il frutto di una mancata programmazione, ma è, innanzitutto, il frutto di una cattiva  e pessima mentalità culturale che gli amministratori non hanno, continuano a non avere e che, forse, continueranno ad avere, soprattutto, in termini di sviluppo del territorio, come area interna vocata al suo sbocco naturale verso il turismo, il turismo agricolo, ambientale, agrobiologico, ricettivo, ludico, ricreativo, occupazionale.

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