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Cronaca

Da quattro anni Pierino Capone non c’è più. Fosse solo per ricordare?

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Oggi, alla vigilia del brutale agguato, avvenuto a due passi da casa sua, in cui perse la vita Pierino Capone, ci è parso utile esternare alcune considerazioni, mettendole sotto la nostra modesta lente d’ingrandimento. Un delitto, che se non fosse rimasto, come tanti altri, almeno altri quattro, avvolto nei più cupi dei misteri, non staremmo qui a ricordare. Un delitto su commissione, si disse, perché bisognava eliminare una persona scomoda, che parlava troppo, che chiedeva chiarezza su alcuni fatti di vita politica ed amministrativa? Non lo si può affermare con certezza. Un delitto di stampo camorristico, mafioso? Anche questa ipotesi, probabilmente, valutata e vagliata dagli inquirenti, non ha portato a scoprire né mandanti e né esecutori. Si diceva di lui fosse una persona scomoda, ingombrante, fastidiosa. L’unica soluzione era eliminarlo brutalmente. Eliminarlo con metodi di cui solo la malavita è capace di mettere a segno, soprattutto quando deve far prevalere il silenzio per sempre. La malavita si nutre del silenzio. Il silenzio è il suo pane, il suo alimento quotidiano. Dice, chi si intende di mafie, che il silenzio è nutrimento di esse. All’epoca dei fatti, quattro anni fa, si volle scongiurare l’epiteto ingiurioso ed offensivo lanciato contro la società gravinese, contro la città definita mafiosa, cioè fondata sull’omertà, la complicità, la connivenza. Ci fu un lungo ed intenso dibattito, soprattutto tra le forze politiche, ritenute, secondo il Capone, responsabili di alcuni comportamenti illegali, che coinvolse anche le realtà sociali, culturali ecclesiali cittadine. Fu ribadita l’estraneità a certi metodi, a certi linguaggi, a certi modi di fare. A prendere le difese della città fu il sindaco Alesio Valente che rigettò o rispedì al mittente un marchio ritenuto infamante nei confronti della intera collettività. Proclami, distinguo, dichiarazioni, prese di posizione, prese di distanze, tanto che non fu proclamato neanche, molto stranamente, secondo il giudizio di alcuni osservatori, il lutto cittadino. Non è il caso di rinfocolare polemiche, di riaccendere il falò della discordia dal quale cavare fuochi di cenere o cenere sotto cui nascondere ancora e nuovi veleni. Non è il caso di sentenziare verità impossibili, che non spetta a noi conclamare. Abbiamo solo voluto portare indietro le lancette del tempo e della storia a quattro anni fa. Il resto è stato e sarà compito di chi ha la principale mansione di perseguire la verità; lo scoprimento di essa, assicurando, se possibile, gli eventuali responsabili nelle mani della giustizia ordinaria ed istituzionale. Il resto lo devono fare le istituzioni. Non solo quelle che si sono frettolosamente rifugiate nei vicoli ciechi dei dimenticatoi o che si sono, al contempo, discolpate, dissociate, giustificate a loro merito. Ma tutte. Per dimostrare che il non fare allignare in una società civile certi metodi, dipende anche da chi ha la responsabilità diretta, amministrativa, politica e gestionale della cosa pubblica nel pieno rispetto della trasparenza, della solarità degli atti che produce. Forse, questa nota voleva e vuole avere il merito e l’intento di raggiungere questo scopo, piuttosto che altri, che non rientrano nelle competenze di semplici osservatori e commentatori, quali noi siamo e vogliamo continuare ad essere. Un ricordo per additare, per riflettere, per meditare, perché con i morti non è possibile e non dovrebbe essere facile giocare, speculare, fingere, costruire e creare basi di sciacallaggio politico, come è, purtroppo, avvenuto nel momento in cui, in città, ha soffiato ed è stato agitato, volutamente, il vento dell’odio e della divisione.

Giuseppe Massari

Commenti (3)
per favore, niente romanzi gialli
3Sabato, 10 Marzo 2018 17:54
Wallace

"Forse quel sicario sarà stato eliminato per prevenire che parlasse!" Suvvia, basta con questo gioco a chi fa meglio lo Sherlock Holmes di provincia. Stiamo parlando di una cosa serissima e tristissima, non c'è bisogno di scriverci su romanzi gialli o sceneggiature di spy story

4 anni di silenzio e impunità
2Sabato, 10 Marzo 2018 17:41
Prof. Dubroniko

assurdo che a distanza di 4 anni non ci sia la minima novità sulle indagini, eppure a un certo punto si parlò di svolta imminente... è facilmente intuibile la difficoltà nell'incastrare un assassino che ha evidentemente pianificato e premeditato il delitto in modo da non lasciare prove schiaccianti a suo carico, ma inquirenti e magistrati dovrebbero impegnarsi al massimo per assicurarlo alla giustizia. Glielo devono, Pierino era una sentinella della legalità, la Procura di Bari lo conosceva bene e lo stimava

Giustizia va invocando la buon'anima di Pierino !
1Venerdì, 09 Marzo 2018 23:05
Giustizia...

Ricordare non basta...necessita scoprire mandanti ed assassino! Bisogna estirpare dalla città principi di prepotenza e diritti ad eliminare chi è contro in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo! Quando prevale "il maligno predominante" non si deve cercare la verità...GUAI a chi osa chiederla o pretenderla! Una verità ben sottaciuta e protetta da omertà.. Non era e non è difficile investigare per scoprire dove si annidavano le congiure contro Pierino! Egli aveva sotto scacco matto azioni e attori che non dovevano essere infastiditi e ostacolati, pena l'annientamento! Avvertimento annunciata all'interessato e condanna eseguita senza alcuna difficoltà. Assassinarlo fu facilissimo con un mercenario killer venuto da vicino o lontano, ma bravo a non lasciare scia di polvere da sparo e arma del delitto. Forse quel sicario sarà stato eliminato per prevenire che parlasse! A distanza di quattro anni ...tutto tace...probabilmente si è archiviato il caso e mentre si decompone il corpo dell'ucciso, se la ridono gli intelligenti mandanti! Però ... non si può mai dire che la si possa far franca a tutti i costi! Una giustizia per Pierino potrà pur esserci!!! Spetta di dovere alla Giustizia ...far Giustizia!

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