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LE FERITE DELLA DEMOCRAZIA. Quando le istituzioni cercano “giustizia” dalla piazza.

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E siamo qui, a pochi giorni dalla sentenza del TAR Puglia che ha decretato l’annullamento delle operazioni elettorali nelle consultazioni comunali di giugno 2017.

Nel clamore che la vicenda ha comprensibilmente sollevato, in un clima da campagna pre-elettorale, in cui voci discordi hanno espresso concitati pro e contro sull’esito del giudizio amministrativo, sui limiti delle regole del gioco e sulla condotta nel gioco, sulle grandi ragioni, da un lato del principio democratico e dall’altro del principio di legalità, per approdare in massima parte a partigianeria da stadio, ci sentiamo di dover precisare e esternare alcune riflessioni sull’accaduto e sul pre-fatto.

Premettiamo che la notizia, pur ampiamente annunciata, aldilà del giudizio sull’amministrazione decaduta, impone anche a noi un certo sconcerto sulle conseguenze del vuoto politico creatosi, inedito sino ad oggi nell’esperienza della Città, dal momento che il commissariamento, per sua natura, assicura un minus di governo, di scelte, di partecipazione politica della comunità, elementi che nel caso di Gravina invece sarebbero fortemente auspicabili  per i tanti problemi sociali irrisolti, per le manchevoli ma impellenti politiche ambientali e del territorio, per i tanti cittadini che chiedono di ritornare ad essere protagonisti nella costruzione di una città da vivere e non da subire.

Purtuttavia non ci sentiamo di condividere né giustificare le tesi strumentali del sindaco uscente Valente e della sua maggioranza, laddove ritengono che, per rispetto del consenso popolare, a risultato acquisito, ogni pregresso atto irregolare, ogni formalità non rispettata nella procedura che ha portato a tale voto, diverrebbe trascurabile.

Quel che è certo è che l’errore di forma c’è stato. Che sia stato inteso ad indurre in errore i firmatari sul sindaco sostenuto può essere mera speculazione, sebbene teoricamente non esclusa.  Stante ciò, è necessario sottolineare e rammentare ad una maggioranza riottosa e inutilmente magniloquente che le regole, le norme, soprattutto quella che si è accertato essere stata violata, sono state poste proprio a tutela del corretto esercizio del principio democratico, come bene sanno gli addetti ai lavori, in cui sino a qualche tempo fa si annoveravano i partiti, i militanti, coloro che si occupavano e preoccupavano di politica.

La legge c’è e va osservata. Se c’è una sentenza la si deve rispettare. Al massimo la si appella, non la si discute e delegittima in pubblici conclavi. Perché è qui che si intravede un vulnus per la democrazia, quando la politica pensa di sottrarsi all’esercizio della giurisdizione, come invece i cittadini non possono fare.

Riteniamo che la maggioranza abbia uno strumento per tutelare le proprie ragioni ed è l’impugnazione della sentenza, piuttosto che addossare le responsabilità dell’accaduto a chi, secondo le sue legittime prerogative ha sollevato il problema. Se un errore c’è stato, grave, è stato nell’approssimazione con cui sono state sbrigate le formalità preelettorali, formalità sostanziali si ripete. E ciò in conseguenza della scarsa attenzione irresponsabilmente riservata a questo momento della partita elettorale, tutti presi ed impegnati da ragionamenti e calcoli meschinamente limitati all’accaparramento del consenso anziché ispirati all’importante ruolo che un partito, una formazione politica, una lista hanno nell’intermediarsi con l’elettorato.

E’ chiaro che i comitati elettorali non hanno di queste sensibilità, nascono e muoiono nell’arco di qualche decina di giorni, esaurendo rapidamente un civismo opportunistico e di propaganda, non avvertono timore di sbaglio, né tremore istituzionale, né di dover pagare il prezzo dell’errore: al prossimo giro altro simbolo, altra giostra.

E qui la comunità “deve” interrogarsi su chi sia veramente responsabile dei danni, certi e gravi, che la Città dovrà pagare per questo errore. Magari anche davanti ad uno specchio. E chiedersi come sia possibile che la lista che ha commesso un così madornale errore sia stata poi la più suffragata, quale il giudizio di valore, quanta l’affidabilità e quale dovrebbe essere la sanzione politica e sociale.

Detto ciò, riteniamo che di questo disdicevole inciampo, il quale certo non fa onore alla nostra Città e di ciò non possiamo che esserne addolorati, le “forze politiche” e l’intera comunità debbano fare tesoro, trasformarlo in una opportunità di rivedere e correggere dinamiche e condotte che hanno indegnamente caratterizzato  le ultime consultazione elettorali, in cui si sono verificati fatti che non hanno avuto gli onori della cronaca giudiziaria, ma sono stati di gravità ben maggiore, come chiunque sa in questa Città.

Il tifo da stadio, l’insulto facile, l’irridere volgare, il richiamo alle trincee, il “dalli all’untore”, ma anche la facile e superficiale giustificazione, la maccheronica nonchalance, il buonismo di maniera non aiutano la soluzione di problemi che stanno alla base di quanto successo, né di quelli amministrativi che lamenta la Città, annosi, irrisolti nei mesi e negli anni scorsi con buona pace dei toni apocalittici di cui la maggioranza, causa del suo mal,  fa largo uso, facendo terrorismo sull’esito del commissariamento, istituto “di legge” sussidiario e non punitivo.

In fondo ci si chiede: è meglio il non facere di un “forestiero” (come epiteta il sindaco) o il non facere di un rappresentante che la Città si è dato per fare e fare bene?

Non ci resta che auspicare che il giudizio di impugnazione faccia definitiva giustizia, quanto più rapidamente possibile, dell’accaduto e augurare buon lavoro alla dott.ssa Rossana Riflesso, commissario prefettizio, cui spetta il non facile compito di amministrare la nostra Città. Che non le manchi forza, equilibrio, neutralità, prospettiva e, soprattutto, silenzio.

                                                                           LIBERI E UGUALI

                                                                           Coordinamento DI Gravina in P.

Commenti (1)
Finalmente, una dichiarazione onesta
1Martedì, 16 Gennaio 2018 08:12
Pinuccio

Questo tipo di comunicato, questo tipo di commento ci si doveva attendere da chi è scivolato sulla buccia di banana della propria leggerezza, sbadataggine. Da chi, invece, si è lasciato travolgere dal risentimento, dall'odio, dall'astio, dalla irragionevolezza, dalla insensata consapevolezza di colpevolizzare chi ha preparato e presentato il ricorso dinanzi al TAR Puglia. Va dato atto a questa formazione politica di aver centrato il problema. Di essere stata intellettualmente e politicamente onesta, obiettiva, corretta e sincera. Era una dichiarazione che mancava in questa città in cui si è solito alzare toni, polveroni, nascondendo la verità, le verità. Ai Liberi e Uguali va il mio plauso disinteressato. Con altrettanta onesta intellettuale.

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